In Sicilia la rigenerazione urbana parte dal basso, e non solo come modo di dire. A Licata, ad esempio, i tunnel rifugio antiaerei della seconda guerra mondiale diventano location per una mostra sulle bellezze della cittadina dell’agrigentino.
Il magazine VDossier, nel suo primo numero del 2021, si è già occupato di questo virtuoso fenomeno, sbirciando nei territori orientali dell’Isola con l’articolo Un occhio di riguardo al portafoglio della democrazia partecipata in Sicilia. Ovviamente anche nel territorio della Città Metropolitana di Palermo i progetti non mancano, tutti caratterizzati da un costante proficuo e prolifico dialogo con le Istituzioni.
Si inizia, infatti, con dei patti di collaborazione che poi sfociano nell’approvazione di un regolamento comunale per l’amministrazione condivisa dei beni comuni. È questo l’itinerario che tante realtà di volontariato siciliane stanno percorrendo con il supporto del CeSVoP – Centro di Servizi per il Volontariato di Palermo. Stringono patti che prima cementano il loro lavoro in rete e poi saldano collaborazioni con comuni, servizi territoriali, realtà ecclesiali, imprese profit. Tutto nella condivisione di una visione e di obiettivi che portano le amministrazioni comunali ad approvare uno specifico regolamento (lo hanno già fatto più di 50 comuni nella Sicilia occidentale) che permetta ai cittadini, singoli e associati, di dare una mano a recuperare e gestire spazi, piazze, edifici, giardini, spesso dimenticati e abbandonati al degrado.
Esperienze del genere promosse dal volontariato della Sicilia occidentale se ne contano a decine. Una vera e propria rigenerazione urbana dal basso. Fatta di piccoli passi, microstorie e progetti circoscritti. Azioni all’apparenza solo simboliche, ma che in realtà diventano rivoluzionarie in contesti nei quali il controllo quotidiano dei territori è in mano al malaffare e alla criminalità mafiosa. Infatti, recuperare una piazza, riavviare un giardino pubblico, restaurare e riutilizzare un bene confiscato alla malavita, significa mostrare nel concreto il potere reale che possono avere i cittadini. Non solo. Si innescano pure nuovi circuiti di rapporti con la politica, l’economia, i servizi territoriali, all’insegna della trasparenza, della condivisione e dell’inclusione.
Accade, così, che a Bagheria una villa confiscata a mafiosi venga trasformata in un centro giovanile gestito dai volontari con tanto di foresteria per scambi internazionali. Oppure che beni confiscati a Sciacca diventino Casa del volontariato. O, ancora, che a Gela e a Valderice dei giardini riprendano vita e siano di nuovo luogo di incontri, gioco e arte per tutti. Come pure ad Altavilla Milicia nel palermitano una piazza riacquisti colore e a Marsala un intero quartiere si attivi per i propri spazi comuni. E di esempi del genere se ne possono raccontare per Palermo, Agrigento, Misilmeri, Villabate, Castellammare del Golfo, Butera, Niscemi, Canicattì, Ravanusa, Pantelleria e così via. Una costellazione di esperienze che cominciano inoltre ad incrociarsi con l’attuazione della legge regionale (n. 5/2014) sulla democrazia partecipata che – come raccontato da Silvia Gheza nel primo numero del magazine VDossier – fa obbligo ai comuni siciliani di spendere almeno il 2 per cento delle somme loro trasferite con forme di partecipazione che coinvolgano la cittadinanza nella scelta di azioni di interesse comune.
Iniziative e interventi di rigenerazione che non solo ridanno un nuovo volto ai luoghi, ma creano pure consapevolezza nei cittadini del potere di trasformazione che ha l’impegno gratuito per la comunità. Per questo è uno degli ambiti strategici su cui investe il CeSVoP. Lo esprimono bene le voci dei volontari e degli amministratori coinvolti in questo tipo di progetti e che VDossier ha avuto modo di intervistare. “Il regolamento sui beni comuni e la collaborazione in questo ambito fra volontariato e amministrazione locale tende a far interessare i cittadini nella cura della propria città, a riappropriarsi degli spazi e a viverli” afferma Aldo Profeta, volontario di Licata.
“Infatti è fondamentale che in queste attività di rigenerazione urbana vi sia il coinvolgimento della gente del territorio per far capire l’importanza del bene comune e del rispetto dell’ambiente in cui viviamo”, parole di Stefano Drago, volontario di Palermo. “In sinergia con l’amministrazione pubblica, il volontariato ha voluto intraprendere la strada di riqualificare diversi parchi urbani della città – racconta Fabio Rampulla, volontario scout a Gela – per poterli restituire alla gente, ai bambini, ai ragazzi, alle famiglie. Abbiamo voluto dare spazio anche al comitato e alla gente del quartiere, perché saranno loro ora a doversi occupare di mantenerlo in ordine e fare in modo che non venga vandalizzato”.
E il sindaco di Valderice, comune del trapanese, Francesco Stabile, uno dei tanti amministratori locali coinvolti, si dice “pienamente convinto che la collaborazione con questi enti e associazioni sia una cosa fondamentale e porta dei risultati alla comunità, sia in termini culturali, sia in termini di rapporti umani, ma anche in termini di sviluppo e sostenibilità nel territorio”.
“In sostanza – conclude Rocco D’Aiello, volontario di Vergine Maria, borgata marinara di Palermo – per far ritornare uno spazio vivo, ridare alla gente della borgata e di Palermo un angolo da vivere, basta poco da parte di tutti”.