di Marco Benedettelli – 16 febbraio 2022

Il green pass per gli "invisibili" arriva grazie al non profit

 In Italia oltre 660.000 persone rischiano di scivolare fuori dalla macchina vaccinale, perdendo diritti inalienabili. Ora c'è una guida della fio.PSD

In Italia, secondo le stime di fio.PSD, la Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, sono circa 6o.000 le persone che vivono in strada e l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale stima in “oltre 600.000” i migranti irregolari sul suolo nazionale. A oggi per questa fetta di popolazione di invisibili e per le migliaia di organizzazioni non profit che si adoperano per essere loro d’aiuto, mancava una procedura chiara, condivisa, approvata dalla Struttura commissariale per l’emergenza epidemiologica Covid-19, che spiegasse passo passo come ottenere il green pass, una volta completato il ciclo vaccinale, o in caso di guarigione.

Ora il vademecum c’è, ed è un risultato raggiunto grazie proprio all’impegno della fio.PSD, che si è fatta carico di un problema sollevato da più di un suo socio, per poi redigere, in accordo con la Struttura commissariale, una procedura chiara e sintetica, dove si spiega come inviare i codici utili per ottenere validazione e rilascio del “certificato verde“. Ora tutte le organizzazioni sanno come rapportarsi col processo informatico (comune fra le nazioni europee) con cui viene prodotto il green pass.

Un “lasciapassare” necessario ormai anche per accedere a servizi non accessori, ad esempio prendere l’autobus per recarsi magari alla mensa sociale. Spiega a VDossier come sono andate le cose Michele Ferraris, comunicazione e rapporti coi soci fio.PSD: “Un giorno ci ha contattato la Fondazione Auxilium, di Genova, lamentando che molti dei senza dimora da  loro supportati avevano questo problema. Nel frattempo si sono unite altre associazioni. E così ci siamo mobilitati. Io stesso ho chiamato il numero verde della piattaforma nazionale Digital Green Certificate-DGC. Un operatore mi ha ascoltato e mi ha immediatamente messo in contatto con Serena Battilomo, Dirigente informatico-statistico presso il Ministero della Salute. Le ho spiegato il problema e lei lo ha riferito al Colonnello Pisco, il vice del Generale Figliuolo. Nel giro di un 48ore siamo così riusciti a elaborare un vademecum, approvato dalla Struttura Commissariale, e a diramarlo”.

La brevissima guida apre con le indicazioni per accedere al vaccino, profilassi a cui ha diritto anche chi non dispone di un documento di riconoscimento, della tessera sanitaria o del codice fiscale. “Al momento del vaccino vengono chieste alla persona Nome Cognome e i dati che si ricorda o può dimostrare e, in assenza di codice fiscale, verrà creato un Codice identificativo univoco – in termini tecnici, ‘Codice STP Straniero Temporaneamente Presente’ o un sostitutivo del Codice Fiscale, emesso in modalità “light” ai soli fini del rilascio Green Pass – e che dovrà essere utilizzato per la registrazione della somministrazione nell’anagrafe vaccinale regionale o nella trasmissione della stessa alla Struttura Commissariale per l’emergenza epidemiologica COVID-19.

Al termine della somministrazione deve essere rilasciato alla persona il certificato di avvenuta vaccinazione che riporta, oltre ai dati anagrafici, la data, la tipologia e il codice del lotto somministrato, il codice fiscale reale e/o LIGHT, oppure il codice STP. È necessario altresì che il Sistema Sanitario Regionale individui un referente che compili ed invii alla Struttura Commissariale, in apposito file Template, il file con i dati anagrafici delle persone con codice fiscale LIGHT o codice STP per la successiva validazione da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze”.

Come spiegato in seguito, la fio.PSD si rende disponibile anche a fornire gli appositi file Templete dove inserire i dati richiesti, e a segnalare i relativi contatti dei responsabili della Struttura commissariale. Licenziata questa pratica, il vademecum chiarisce come ottenere il green pass:  “Nella fase di accettazione e/o registrazione dell’assistito interessato alla vaccinazione – cita il testo – è necessario lasciare anche un numero di cellulare, oppure un contatto telefonico su cui gravita l’assistito o di una persona di riferimento, per questo è opportuno che le persone più fragili siano accompagnate. Al numero di cellulare o alla mail verrà inviata la notifica con le indicazioni su come scaricare il Green Pass dal sito www.dgc.gov.it utilizzando il codice fiscale LIGHT o codice STP. La Federazione è a disposizione per fornire il File Template e i contatti mail e cellulare dei responsabili della struttura commissariale”.

Come comprensibile, in mancanza di linee guida, il non profit in questi mesi ha cercato soluzioni alternative, che però non potevano essere ufficializzate a livello ministeriale, quindi uniformate da Nord a Sud, isole comprese: “Va chiarito che in questi mesi le grandi organizzazioni si sono mosse autonomamente per permettere ai senza documenti da loro seguiti di aderire alla campagna vaccinale e ottenere il green pass – continua Michele Ferraris –  Il vademecum va incontro soprattutto alle piccole associazioni, che magari non hanno la possibilità di delineare percorsi ad hoc con le autorità sanitarie locali di competenza. Anche perché non sempre gli sportelli territoriali hanno dimostrato di seguire analoghe procedure”.

Una testimonianza di quanto la questione vaccini e ottenimento green pass sia urgente sul fronte degli “invisibili” arriva dalla odv Avvocato di Strada di Ancona. “Il problema è molto grande e tutt’ora sottovalutato. Ad Ancona, in una prima fase siamo riusciti a far vaccinare le persone senza documenti grazie a un accordo quadro siglato tra il Comune e l’Asur – spiega il coordinatore, l’avvocato Daniele Valeri –, ma spesso il problema è a monte, perché ottenere il codice Stp – Straniero Temporaneamente Presente, non è affatto facile. Negli sportelli regionali preposti sorgono continui, e spesso ingiustificati, rifiuti.  E quel numero è il primo e indispensabile passo per godere, anche senza tessera sanitaria e residenza, dei diritti alle cure mediche. Senza, ogni pratica è bloccata. C’è ancora molto da lavorare per risolvere i tanti problemi che i nostri assistiti ci pongono, rispetto alle cure anti Covid e non solo”.

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