Nella città metropolitana di Bologna, istituzioni, associazioni, volontariati e imprese hanno messo insieme idee e risorse diverse per realizzare una sorta di vaccino contro le povertà generate dalla pandemia. È nato così, in emergenza, il Fondo sociale di comunità “Dare per fare”, strumento di welfare innovativo con l’ambizione di attrarre, ottimizzare, sviluppare le potenzialità del territorio e generarne di nuove, nel lungo periodo. Dopo i risultati positivi del primo anno di vita, raccontati nella rivista VDossier di febbraio, lo scorso 30 marzo “Dare per fare” ha inaugurato pubblicamente il suo secondo anno con due importanti donazioni di beni da parte del Gruppo Granarolo. La prima, di carattere straordinario, in favore dei profughi ucraini ospitati sul territorio, la seconda, strutturale e senza limiti di tempo, per alimentare la sostenibilità del Fondo e la sua capacità di rispondere ai bisogni alimentari della parte più fragile della comunità.
“Siamo stati molto contenti di aderire al Fondo, esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore – ha affermato il presidente di Granarolo Giampiero Calzolari. – Fin dalla nostra nascita siamo vicini ai territori nei quali siamo presenti, con un impegno costante e quotidiano che rappresenta la volontà di creare una crescente inclusione sociale. Grandi aziende come la nostra hanno la responsabilità e il dovere di stare a fianco della propria comunità. Averne cura e attenzione significa dare risposte concrete a bisogni concreti delle persone, con azioni efficaci, guidate dall’etica della responsabilità sociale d’impresa. Quando abbiamo scelto di aderire a ‘Dare per fare’ abbiamo trovato negli amici di VOLABO e di Città metropolitana di Bologna un entusiasmo che ci ha contagiato. Questo è il modo più bello di fare le cose, insieme, nella volontà di costruire il bene comune. Il nostro contributo donerà latte e derivati a famiglie fragili del territorio, con un progetto complesso che prevede una continuità nel tempo. Il futuro è una filiera, in questo caso la filiera del bene comune, e la mia speranza è che altri ci seguano in questa bellissima avventura.”
Nella seconda metà di marzo, in sole due settimane è stata realizzata la distribuzione capillare di 10.000 litri di latte e 10.000 chili di pasta per sostenere l’accoglienza informale e volontaria delle persone in fuga dalla guerra ospitate da famiglie nella città metropolitana.
Da questa primavera, ogni anno, 4.000 famiglie bisognose del territorio riceveranno l’equivalente di 171.756 pasti, distribuiti settimanalmente dalle associazioni e Caritas locali del progetto “Un piatto per tutti” coordinato del Centro di servizio per il volontariato metropolitano VOLABO. La donazione, che comprende anche un furgone refrigerato per il trasporto dei prodotti freschi, è stata costruita ad hoc sulle necessità reali della comunità metropolitana grazie a un lavoro congiunto tra le parti.
“Recepire e gestire donazioni di questa portata è possibile solo grazie al sistema logistico che abbiamo implementato insieme al Csv e le reti di terzo settore lo scorso anno – spiega Sara Accorsi, consigliera delegata al Welfare della Città metropolitana di Bologna. Questa è la grande forza di ‘Dare per Fare’, uno strumento di welfare capace di connettere in maniera efficace ed efficiente persone e risorse materiali e immateriali condivise in un unico luogo da tutti i soggetti che vi aderiscono. E da parte dell’Amministrazione che rappresento e che si è insediata da pochi mesi c’è la volontà di evolvere le potenzialità del Fondo.”
Il Fondo sociale di comunità si è rivelato particolarmente utile in un momento storico complesso, dove al tentativo di trovare soluzioni per contrastare gli effetti sociali negativi dell’emergenza sanitaria, si è aggiunta la necessità di gestire l’emergenza umanitaria, con scelte tempestive ed efficaci. Il potenziamento delle reti composte dai diversi soggetti e i diversi livelli di pubblico, privato sociale e privato hanno permesso di velocizzare la presa di decisioni e la loro concretizzazione, secondo la logica che le azioni portate avanti siano sempre pensate per integrarsi alle opportunità esistenti, senza mai sovrapporsi. Un esempio è la scelta di destinare la donazione straordinaria di Granarolo (già integralmente distribuita) e la raccolta fondi aperta per l’Emergenza Ucraina al supporto della rete di accoglienza spontanea dei profughi, con l’obiettivo di amalgamarsi alle misure di aiuto statali, che diventeranno operative attraverso l’ordinanza di Protezione Civile attesa nelle prossime settimane.
Come ha sottolineato Sara Accorsi, l’Amministrazione che si è insediata con le elezioni dell’autunno 2021 ha espresso la volontà politica di dare nuova linfa al Fondo e strutturare lo strumento di welfare affinché possa divenire permanente. In questa direzione alla fine dello scorso anno era stato intrapreso un lavoro di analisi e studio insieme alla sezione emiliano-romagnola dell’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani per valutare le possibili evoluzioni di “Dare per fare” che, sebbene sia stato rallentato dagli effetti locali del conflitto alle porte orientali dell’Europa, prosegue senza sosta. Parallelamente, la cabina di regia e lo staff tecnico stanno delineando nuove formule di amministrazione condivisa per cercare di sfruttare al massimo le opportunità offerte dagli articoli 55-57 del decreto legislativo n. 117 del 2017 (Codice del terzo settore) e le relative linee guida pubblicate con il decreto legislativo n. 72 del 2021. Entro la prossima estate il Fondo sociale di comunità dovrebbe lanciare percorsi di co-programmazione e co-progettazione per favorire l’inclusione lavorativa di persone fragili.
“La solidarietà partecipata da tutti gli attori sociali della comunità è una vera e propria risposta immunitaria contro il vulnus delle povertà – ha concluso il vicepresidente di VOLABO e di CSVnet Emilia-Romagna Alberto Pullini. – ‘Dare per fare’ è espressione di un tessuto sociale dotato di un capitale umano di altissimo valore, dove la sensibilità civica delle persone ha saputo dare forma a un associazionismo, un apparato pubblico e un tessuto industriale capaci di collaborare per rispondere tempestivamente ai bisogni emergenti della popolazione più in difficoltà attraverso formule innovative. Ciò che stiamo realizzando insieme è il segno di una comunità attenta, resiliente, proiettata verso il futuro.”