Nel mese di marzo, lo Stato ha adottato le “Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità” previste dal Jobs Act, la riforma del diritto del lavoro approvata nel 2014. Finalmente, saranno così assicurati la presenza e la fruibilità di servizi, strumenti e risorse adeguati a sostenere i cittadini con disabilità e le imprese interessate al loro collocamento.
Queste Linee Guida, frutto di una contrattazione tra parti sociali, rappresentanze delle cooperative sociali, associazioni a rappresentanza delle persone con disabilità e i loro familiari ed altre organizzazioni del Terzo Settore, sono estremamente rilevanti. Avranno l’importante e difficile compito di orientare le azioni del “sistema lavoro”, nella prospettiva di un miglioramento continuo dell’efficacia delle prestazioni, favorito da attività di monitoraggio e da una condivisione delle pratiche valide tra le diverse realtà locali.
Rappresentano un significativo passo in avanti nel mondo delle politiche lavorative e socioassistenziali, andando a definire non soltanto un quadro unitario di riferimento, ma anche livelli essenziali di prestazioni in cui si articola l’attività dei Centri per l’Impiego, sia nei confronti delle persone con disabilità che dei datori di lavoro soggetti ad obbligo. Altra importante novità è l’armonizzazione dei processi di attuazione delle norme su tutto il territorio nazionale, riducendo così i divari territoriali che sinora hanno penalizzato lavoratori ed imprese, visto che ci sono sempre state delle sostanziali differenze tra Regioni nella gestione di queste politiche lavorative.
Finora, l’inserimento lavorativo di persone con disabilità è stato sempre molto difficile, diventando nella maggioranza dei casi un disincentivo per molti datori di lavoro. C’è però chi non si è mai arreso, credendo fortemente nel fatto che tutte le persone hanno il diritto di condurre una vita lavorativa, diventando parte della società e cominciando a vivere in maniera più autonoma. In questo senso, in Italia ci sono moltissime esperienze virtuose, tra cui quella di Villanova del Ghebbo in provincia di Rovigo.
Nell’autunno dello scorso anno, l’associazione rodigina Amici di Elena ODV ha inaugurato il ristorante ”Osteria della Gioia”, un centro di formazione permanente per l’autonomia in cucina dove il personale è composto prevalentemente da ragazze e ragazzi con disabilità mentale. Ad accompagnarli, oltre ai responsabili dell’associazione, ci sono solo alcune figure professionali chiave, giusto un cuoco ed un direttore di sala. Hanno il compito di seguire il personale, dare loro alcuni consigli utili per svolgere al meglio il proprio compito, anche se ormai già si destreggiano tra i tavoli e la cucina con totale disinvoltura. Si occupano di tutto: dalla cucina, all’impiattamento, dal servizio ai tavoli a quello al bancone del bar, dove viene offerto ai clienti un aperitivo prima della cena.
Tralasciando i costi dell’operazione, per la quale l’associazione ha ricevuto un sostanzioso aiuto economico attraverso alcuni bandi di finanziamento pubblico a cui ha partecipato insieme all’amministrazione comunale locale, la quale ha messo a disposizione i locali dell’ex scuola elementare, la vera fatica è stata quella burocratica: come in quadrare questi lavoratori? Il presidente Alberto Roccato ha dovuto fare i conti con un quadro normativo molto complesso: “I nostri ragazzi, per la maggior parte, sono stati riconosciuti dalla legge come ‘inabili al lavoro’ – spiega – ma per loro questa è un’attività formativa per farli crescere in autonomia, in cui possono inserirsi nella società e sentirsi in relazione con le persone, come per esempio i clienti dell’Osteria. Questo è stato il problema principale. I ragazzi ora svolgono appunto un’attività formativa, attraverso un percorso strutturato esclusivamente per loro, in cui sono previsti dei momenti di interazione anche con il personale al di fuori dell’attività. Chi, invece, ha tutte le caratteristiche per essere inserito lavorativamente, segue invece quanto previsto dalle normative. L’evoluzione della normativa la vedo come una buona cosa, perché spero possano ampliarsi le possibilità e possa essere più semplice poi entrare nel mondo del lavoro”.