di Feliciana Farnese – 30 giugno 2022

Servizio Civile: non ci siamo ancora

 Feliciana Farnese, ambasciatrice dell’Anno Europeo dei Giovani e già presidente della Consulta Nazionale per il Servizio Civile universale, fa il punto su luci e (molte) ombre che avvolgono il futuro del programma. "Che questo 2022 sia l'anno del rilancio per dare risposte concrete alla grande richiesta di partecipazione da parte dei giovani"

Il 2022 è l’anno che celebra i 50 anni dall’istituzione della Legge n.772/72, che riconosceva il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare ed istituiva il servizio civile: a tal proposito sarà messa in campo da numerosi enti accreditati la campagna di comunicazione “50SC” che mira ad offrire una risposta nazionale educativa di promozione della pace, della nonviolenza e dei diritti umani con l’ambizione di rafforzare il Servizio Civile come strumento di difesa civile non armata e nonviolenta.

A partire dal 2022, l’attuazione del Trattato del Quirinale tra Italia e Francia consentirà inoltre a 150 giovani un servizio civile comune favorendo la conoscenza dei sistemi e delle modalità di funzionamento del Servizio Civile Universale italiano e del Service Civique francese evidenziandone elementi comuni e valorizzandone differenze e specificità.

Entro novembre 2022 il Dipartimento pubblicherà l’esito della valutazione dei 721 programmi depositati dagli enti entro il 20 maggio scorso, sviluppati in 3.730 progetti per una richiesta di 80.333 volontari a fronte dei circa 55mila finanziabili per progetti in Italia ed all’estero. Anche per questa annualità le risorse stanziate in Legge di Bilancio a valere del Fondo Nazionale per il Servizio Civile non sono sufficienti a finanziare tutte le opportunità che gli enti sono in grado di mettere a disposizione per i ragazzi: si tratta ormai di una consuetudine inaccettabile che è accompagnata ogni anno, a vario modo, da emendamenti lampo alla manovra, da mozioni e da ordini del giorno trasversalmente approvati da tutte le forze politiche dell’emiciclo che danno indicazioni puntuali al Governo che, al di là delle dichiarazioni pubbliche, incomprensibilmente non trovano il concreto sostegno per stabilizzare le risorse e le opportunità.

Basti pensare che quest’anno il Fondo dispone di una dotazione finanziaria che è di poco superiore a quella del 2021 per un totale di circa 312mln dei quali 217mln provengono dal PNRR che, per il servizio civile, prim’ancora di assolvere alla sua funzione di sostegno per la ripresa del Paese, ha finito ad impegnare gli enti nella certificazione delle competenze dei volontari, un tema molto articolato e con un iter complesso ancora incompiuto. Dal punto di vista del servizio civile il tema è anche più complicato in quanto – come ha confermato anche l’INAPP (Istituto Nazionale per le Politiche Pubbliche) – non è chiaro chi e sulla base di quale repertorio (che cambia a seconda della Regione) può certificare le competenze acquisite dai giovani nei 12 mesi di servizio. È qualcosa che, incassata innanzitutto la volontà del giovane – ammesso che ci sia – andava definito prima a livello istituzionale, chiarito negli aspetti tecnici e poi eventualmente inserito in un avviso di progettazione chiedendo ad un sistema di enti, che ha tutt’altra mission e vocazione, di fare qualcosa a titolo oneroso senza che ve ne sia una norma che la disciplini incorrendo, inoltre, in una disparità in termini di certificazione tra ragazzi attivati in territori regionali diversi.

Nel 2022, dopo una seconda sperimentazione del servizio civile ‘digitale’, anche quello ‘ambientale’ non ha trovato riscontro nella capacità degli enti di presentare progetti e/o nella possibilità di aderire alle condizioni ed alle responsabilità in ordine all’attuazione dei progetti poste dagli accordi siglati tra i Ministeri: a fronte di 1.200 posti finanziabili ne sono stati richiesti solo 441.

Nella presentazione annuale a valere del primo Piano triennale 2020-2022 la richiesta di posizioni da offrire è stata costante da parte degli enti, quello che si è ridotto è il numero dei programmi di intervento nel quale i progetti sono contenuti. Pertanto, se entro il 2022 il Dipartimento, con le modalità di programmazione previste dal D.lgs. 40/2017, dovrà redigere ed emanare il secondo Piano triennale sarà fondamentale riuscire ad incidere, grazie all’esperienza maturata in prima applicazione, su quegli elementi da cui discende una complessità di redazione dei programmi e dei progetti su cui né i ragazzi né le comunità trovano beneficio.

Dopo un primo slancio di controriforma alla Riforma del Servizio Civile, arginato dalla contrarietà della maggioranza del mondo del servizio civile, si è riusciti a ritornare all’idea di proposte migliorative attraverso emendamenti puntuali al D.Lgs n.40/2017 e su cui come Consulta Nazionale avevamo già dato primi contributi.

L’Anno Europeo dei Giovani deve quindi essere non solo l’occasione per trarre ispirazione dalla visione e dalle idee dei giovani ma, in particolare per il servizio civile, l’opportunità per dotare il sistema tutto di una semplificazione consapevole e non ‘occasionale’ dei processi al fine di dotarlo degli strumenti utili e necessari per dare risposta alla grande richiesta dei giovani di partecipare. In questo modo è possibile continuare a rafforzare il progetto comune dell’UE con l’auspicio che sia di utile stimolo ad una maggiore attenzione da parte dei responsabili politici nei confronti di un Istituto che ogni giorno si adopera a ricucire le fragilità del tessuto sociale del Paese, consente ai giovani di fare un’esperienza formativa e agli enti accreditati non solo di fare le attività a cui a vario titolo sono chiamati ma anche di valorizzare le competenze di tante risorse umane che in concreto vi lavorano.

Volontari del Servizio Civile Ⓒ CSEV - Coordinamento Spontaneo enti di servizio civile del Veneto

TI POTREBBERO INTERESSARE