La legge 772 del 1972 riconosce per la prima volta l’obiezione di coscienza al servizio militare. Un risultato forse ad oggi scontato ma per il quale sono stati necessari oltre 25 anni di lotta (non violenta) da parte di intellettuali, politici, esponenti religiosi e, soprattutto, il sacrificio di 706 giovani, rinchiusi nelle carceri italiane tra il ’45 e il ’72 per il loro rifiuto di imbracciare un fucile e prestare servizio di leva.
Nei giorni scorsi, a Padova, in occasione dei 50 anni da quella legge per lo sviluppo della difesa non armata della patria, l’Università patavina e Csev (Coordinamento Spontaneo Enti e Volontari di Servizio Civile del Veneto) hanno organizzato un incontro dal titolo “Passato, presente e futuro del servizio civile”, a cui ha preso parte anche lo scrittore Marco Labbate. La storia narrata nel suo libro “Un’altra patria: l’obiezione di coscienza nell’Italia repubblicana” parrebbe presa da un film, ma in realtà è “solamente” il racconto di come lo Stato e le sue istituzioni sono riusciti così duramente a comprendere il profondo significato dietro le parole “obiezione di coscienza”, passando dalle pene detentive all’istituzione del Servizio Civile come alternativa alla leva militare.
Nel suo intervento nella prestigiosa sala dell’Archivio del Bo, il palazzo storico principale dell’ateneo padovano, Labbate racconta con una trascinante passione la storia del Servizio Civile, partendo dall’importante figura di Aldo Capitini: “Nel suo primo libro definisce l’obiezione civile come l’atto di gettare qualcosa contro, in questo caso contro l’opposizione all’ordine morale di eseguire le guerre. Questa definizione di Capitini ci porta all’origine dell’obiezione di coscienza. A cosa si riferiva? A quegli obiettori che aveva conosciuto”. E Capitini ne aveva conosciuti tanti, da Pietro Pinna, con il quale ebbe un lungo rapporto di amicizia e con il quale organizzò la prima Marcia per la Pace Perugia Assisi del 1961, a Elevoine Santi, fino Pietro Ferrù e Mario Barbani. Tutti obiettori che con le loro gesta hanno contribuito a smuovere le coscienze comuni e a non rendere invano il gesto di coloro i quali hanno pagato con il carcere il proprio “no” alle armi.
“Dopo la Seconda guerra mondiale – ha spiegato Labbate – abbiamo notizia solo di due obiettori, un pentecostale, Rodrigo Castiello, e un testimone di Geova, Enrico Ceroni. Negli anni ’50 l’obiezione di coscienza scompare, probabilmente anche perché nessuno dei partiti maggiori, per vari motivi, la sostengono. In quel momento storico non era possibile parlarne, ma il tema riemerge nel 1957, quando il Partito Socialista Italiano presenta una legge e il valdese Tullio Vinai inizia a sostenere il tema dell’obiezione civile”.
È da quei due episodi non legati tra loro ma accumunati dallo stesso spirito che prende il via un percorso che ha poi portato il Parlamento ad istituire la prima legge che ha istituito il Servizio Civile. Uno dei parlamentari firmatari del disegno di legge è stato Carlo Fracanzani, ex deputato padovano in quota DC. Ospite al convegno di Unipd, Fracanzani ha raccontato al pubblico la genesi della legge 772: “Sono stato eletto nel 1968, ma il mio interesse a questo tema era precedente a quella data, avendo frequentato movimenti giovanili e obiettori. C’era in me la convinzione che fosse molto grave che l’Italia, da sola insieme alla Svizzera, tra tutti i paesi democratici europei, non riconoscesse l’obiezione di coscienza. Una cosa inoltre appesantita dalle molteplici conseguenze che questo comportava: un obiettore, che coerentemente portava avanti la sua idea, anche successivamente alla prima condanna poteva subirne ulteriori, con un trattamento di pena più pesante di altri condannati a reati comuni. E quindi, quando ci fu l’elezione, il mio pensiero e di altri colleghi fu quello di assumere una proposta legislativa per tentare di dare una risposta normativa a questo problema. Una legge che non nacque a tavolino ma ascoltando tutti i mondi interessati: gli obiettori, dei quali sono stato difensore in alcuni processi, tanti giovani che in quel particolare momento guardavano al movimento mondiale della pace e della non violenza. Non potevano poi mancare incontri anche con le associazioni interessate a questa tematica, tra le quali ne cito due: la Lega per l’Obiezione di Coscienza e Pax Christi”.
Labbate e Fracanzani raccontano così il lungo ed impervio percorso che ha portato alla legge 772 del 1972, esito di una lotta durata oltre un quarto di secolo, ben 25 lunghi anni durante i quali la società appena uscita dal secondo conflitto mondiale e immersa nella guerra fredda si trincerava dietro l’immotivata convinzione che le armi fossero l’unico modo per mantenere la pace. Proprio in occasione del cinquantenario dalla legge, il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato il Bando per la selezione di 71.550 operatori volontari da impiegare in progetti afferenti a programmi di intervento, anche se nell’aria c’è molta preoccupazione che le risorse destinate agli anni futuri, visto che senza PNRR e con i soli fondi previsti dalla finanziaria le posizioni si ridurranno drasticamente