Nell’atmosfera del crepuscolo, il 24 giugno 2023 le note di “Romagna mia” cantate dall’inconfondibile voce di Laura Pausini riempiono la Rcf Arena di Reggio Emilia. Non c’è accompagnamento strumentale. Pausini intona il ritornello e s’interrompe subito, ascolta il coro delle oltre 40mila persone presenti a Campovolo e poi canta con loro per la sua terra, colpita dall’alluvione dello scorso maggio. Questo è il momento di “Italia loves Romagna” che più di altri rimane nei ricordi di chi ha seguito il concerto dal vivo, in tv, in radio, online. L’evento di beneficenza, legato all’omonima campagna di raccolta fondi per sostenere la ricostruzione di alcuni poli culturali nei territori alluvionati, è stato visto da una media di 3 milioni 450 mila telespettatori secondo i dati Rai, e ha prodotto il 30,8 per cento di share. I biglietti venduti hanno
incassato oltre 1 milione e 800 mila euro, a cui si sono aggiunti altri ricavi per un totale di 3 milioni di euro donati.
Si è trattato dell’ultimo grande concerto di raccolta fondi che è stato realizzato nel nostro Paese, ma la storia recente ne ricorda altri, tutti di successo e con una grande capacità di drenare risorse da destinare a cause solidali. Il 21 giugno 2009, allo stadio di Milano, con l’obiettivo di sostenere la popolazione aquilana gravemente colpita dal terremoto di aprile dello stesso anno, si è tenuto “Amiche per l’Abruzzo”, che ha venduto oltre 55 mila biglietti e conseguito un ricavo netto di circa 1 milione e 200 mila euro, a cui si sono aggiunti i fondi ricavati dalla vendita del dvd dell’evento. Il 22 settembre 2012 il concerto di Campovolo “Italia loves Emilia”, organizzato a favore della popolazione emiliana colpita dal sisma del maggio dello stesso anno ha venduto oltre 150 mila biglietti con un ricavo netto di quasi 3 milioni di euro, a cui si è aggiunto oltre 1 milione e 200 mila euro dalla vendita di cd e dvd. Nel 2016, a Verona, il primo concerto per contrastate la violenza sulle donne “Amiche in Arena” ha raccolto e donato a dieci centri antiviolenza 150 mila euro. Nel 2022, con il medesimo obiettivo, il concerto di Campovolo “Una Nessuna Centomila” ha contato quasi 100 mila presenze e raccolto 2 milioni di euro, destinati a 7 centri antiviolenza del sud Italia. Sono cifre importanti, sia in termini di coinvolgimento del pubblico, sia in termini di fondi raccolti.
Questi eventi-spettacolo filantropici di livello nazionale, trasmessi in diretta anche dalle emittenti televisive e radiofoniche, patrocinati e sostenuti da istituzioni e numerosi altri partner del privato e del privato sociale, costituiscono un particolare modello di raccolta fondi di cui vogliamo conoscere più da vicino il funzionamento, le molteplici sfaccettature, gli effetti sulla popolazione che vi partecipa e sul mondo del non profit, sempre coinvolto, ma con formule che variano da caso a caso. Uno dei punti di forza dei grandi concerti di beneficenza è il format, che porta sullo stesso palco tanti cantanti impegnati a diffondere attraverso la musica e la loro immagine un messaggio di solidarietà condiviso, incrociando il gusto e l’interesse di pubblici anche molto diversi.
A San Siro, ad esempio, in occasione di “Amiche per l’Abruzzo” si sono esibite 43 artiste, che hanno offerto al pubblico presente oltre 8 ore di musica e la metà al pubblico da casa. I numeri sono più bassi negli altri concerti citati, ma si tratta comunque di spettacoli che durano in media 5 o 6 ore e coinvolgono non meno di 10 artisti. Questi eventi “sono molto più di un concerto, sono un punto di arrivo di massa, dove un’occasione di divertimento genera un aiuto importante”, afferma frate Giampaolo Cavalli, direttore di Antoniano Onlus, che era presente a “Italia loves Romagna”, “Grandi nomi del panorama musicale pop italiano di questi ultimi decenni sono riusciti a ritagliarsi un paio di giornate per essere lì e partecipare, questa è una cosa molto bella. Quei cantanti sono persone credibili per i loro fan e la grande partecipazione che si è creata è da brividi”.
Ogni cantante porta al concerto il suo pubblico e tutti insieme aggregano le persone attorno a una causa. Gli stadi si riempiono, la prevendita dei biglietti è spesso sold out, le grandi raccolte fondi corrono verso l’obiettivo, cercando di massimizzare il risultato.
“Sulle manifestazioni di beneficenza dall’incasso di biglietteria si vanno a detrarre i costi vivi, che sono il più possibile ottimizzati, ma che comunque ci sono. Il netto che rimane è ciò che viene consegnato all’obiettivo di beneficenza. Le due detrazioni inalienabili sono l’Iva e la Siae”, ha spiegato il 3 luglio scorso, durante la conferenza stampa di lancio della seconda edizione di Una Nessuna Centomila, Ferdinando Salzano, amministratore delegato di Friends & Partners S.p.A., società che figura tra i soggetti promotori e organizzatori di quasi tutti gli spettacoli nominati.
In occasione di “Amiche per l’Abruzzo”, secondo quanto è possibile leggere nella relazione conclusiva dell’evento pubblicata sul sito di Pubblicità Progresso, lo stadio “Giuseppe Meazza” e il palco già montato per il concerto della band britannica Depeche Mode di qualche giorno prima furono concessi gratuitamente, tante aziende e istituzioni diedero il loro contributo attraverso risorse economiche, strumenti e materiali. La Siae dimezzò il proprio costo (di solito pari al 10% dell’incasso lordo), effettuando anche una riduzione del 22% dell’importo da pagare. Le artiste, gli artisti, l’orchestra, lo staff organizzativo e diverse maestranze lavorarono a titolo volontario. Fu un evento eccezionale.
Nella maggior parte dei concerti di beneficenza come quelli citati, i grandi nomi della musica partecipano “pro bono”, con il solo rimborso legato alla trasferta, ma gli orchestrali, i professionisti, i tecnici e gli operai sono remunerati.
“Tutte queste persone vanno pagate ed è giusto che sia così perché è lavoro, altrimenti daremmo un cattivissimo esempio”, ha detto nella stessa conferenza stampa del 3 luglio 2023 Fiorella Mannoia, artista da sempre impegnata in prima linea a sostenere buone cause e presente a ognuno degli spettacoli menzionati in questo articolo.
Per “Italia loves Romagna” gli organizzatori sono riusciti a coprire interamente i costi dell’evento –quasi 1 milione e 150 mila euro –attraverso le entrate provenienti dagli sponsor (aziende e istituzioni). A conti fatti, senza considerare la gestione della campagna di raccolta fondi legata all’evento, il solo concerto ha avuto costi vivi di produzione pari a circa il 38 per cento dei fondi raccolti. I costi sono stati coperti al 110 per cento con le entrate provenienti da partner e sponsor, dando la possibilità agli organizzatori di devolvere l’intero incasso proveniente dalla biglietteria, che costituisce circa il 62 per cento della raccolta. La rendicontazione è pubblicata con la massima
trasparenza nel sito https://www.italialovesromagna.com/, dove è possibile consultare la rendicontazione economica dettagliata del concerto e della campagna di raccolta fondi abbinata, e dov’è possibile conoscere i sei progetti di ricostruzione di luoghi della cultura del Forlivese e del Ravennate che sono stati danneggiati dall’alluvione di maggio 2023.
La copertura totale dei costi dell’evento attraverso partnership e sponsorizzazioni è, nelle intenzioni, anche l’obiettivo della seconda edizione di “Una Nessuna Centomila”, concerto che si sarebbe dovuto tenere il 26 settembre 2023 all’Arena di Verona ma che è slittato al 2024.
“Se da un lato si lavora per avere tutto gratuito, questo non è sempre possibile e, ove non lo sia, bisogna valutare quanto è possibile mettere in campo in risorse economiche”, spiega Stefano Sanfilippo, fondatore di Aragorn, agenzia di consulenza per il Terzo settore sul fronte della comunicazione e della raccolta fondi, “Non spendere può essere una virtù non virtuosa. Con l’aumentare delle problematicità servono, infatti, operatori competenti. Non tutto può essere fatto volontariamente. Un esempio è la sicurezza: aprire uno stadio ha costi altissimi. I ricavi variano perciò considerevolmente, in base alla capacità di creare relazioni o di abbinare campagne
di raccolta fondi che drenano risorse attraverso altri strumenti e canali. Se si fa un buon lavoro le donazioni possono arrivare anche successivamente: sono stato sensibilizzato alla causa e mi decido per un lascito solidale. L’evento ha questa forza intrinseca. Bisogna quindi fare un ragionamento più ampio, per valutare i benefici indiretti e a lungo termine di quanto investito. Lo stesso concerto, con lo stesso artista, nello stesso luogo, può raccogliere cifre molto diverse se cambia l’organizzatore”.
Tornando all’esempio di “Italia loves Romagna”, l’iniziativa ha raccolto oltre 29.600 euro con il merchandising e oltre 1 milione con le donazioni. La campagna in questo caso è stata presa in carico da Antoniano Onlus, ente non profit bolognese che ha assunto il ruolo di partner tecnico dell’iniziativa.
“La proposta è arrivata dagli organizzatori musicali con cui collaboriamo già da tempo per i nostri eventi legati allo Zecchino d’Oro, perché volevano unire al concerto una raccolta fondi fatta attraverso sms solidale e altri strumenti”, racconta frate Giampaolo Cavalli, “In soli dodici giorni c’era la necessità di mettere in piedi tutta la campagna, che doveva essere pronta per la data del concerto. Noi abbiamo collaborato perché tutto questo fosse possibile, dal contatto con le compagnie telefoniche e la banca, alla Rai. È stata una corsa contro il tempo, ma ci siamo riusciti. L’esperienza dello Zecchino d’Oro ha facilitato i processi, perché c’è un rapporto di fiducia cresciuto in tanti anni di lavoro insieme. All’utente finale può sembrare una cosa semplicissima, perché per donare basta un sms, ma non è banale. Ha velocizzato le procedure anche il fatto che tra i partner dell’iniziativa ci fossero soggetti con alti livelli di riconoscibilità, primo tra tutti il ministero della Cultura”.
Antoniano ha gestito la raccolta fondi che si è chiusa il 5 luglio 2023, ha vigilato sul flusso delle donazioni prima e dopo il concerto, ha dato la possibilità ai donatori di beneficiare delle detrazioni fiscali previste per le erogazioni liberali. I fondi raccolti sono poi stati interamente consegnati a “Italia loves Romagna”, “un’associazione che si è costituita per portare avanti il progetto ma che non è iscritta al Registro unico nazionale del Terzo settore perché non c’erano i tempi tecnici”, spiega Cavalli, “e anche per questo motivo Antoniano, che è ancora una onlus, ha offerto il suo aiuto”.
Nel 2012 per la raccolta fondi connessa al concerto di Campovolo si erano costituite due associazioni senza scopo di lucro: “Italia loves Emilia” e “Italia loves Emilia – Onlus”. Secondo quanto pubblicato nel sito www.italialovesemilia.it dedicato all’iniziativa solidale, la prima aveva l’obiettivo di realizzare i ricavi connessi alla vendita dei biglietti, dei cd e dei dvd e di sostenere i costi di realizzazione e promozione dell’evento. La seconda era nata per raccogliere donazioni ed erogazioni liberali da privati. I due esempi citati mettono in rilievo il ruolo delle organizzazioni non profit che possono facilitare e accompagnare la raccolta fondi vera e propria, in virtù del loro ambito di attività, delle agevolazioni fiscali di cui beneficiano e, come nel caso di Antoniano, della credibilità ed esperienza costruite nel tempo.
Nel 2010, un anno dopo “Amiche per l’Abruzzo”, le “sorelle d’Italia” ideatrici dell’evento –Laura Pausini, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, Elisa e Giorgia– diedero vita a Madraxa (acronimo di MADRine Amiche X l’Abruzzo), un’organizzazione non profit “per progetti di solidarietà attraverso la musica, e l’arte in generale” presieduta dalla Pausini. La onlus produsse il doppio dvd del progetto, con l’obiettivo di raccogliere risorse da sommare al milione di euro già raccolto in occasione dello spettacolo. Per la raccolta fondi Madraxa siglò tre accordi economici, con Warner per i canali di vendita tradizionali, con Ticketone per la vendita online, e con Panini, celebre azienda produttrice di figurine che mise a disposizione i suoi 35mila punti vendita. In un anno il dvd è riuscito a raccogliere risorse per circa 1 milione e 900 mila euro, donati a 5 progetti di ricostruzione di luoghi universitari e realtà non profit. Diversa ma particolarmente interessante da questo punto di vista è la storia di “Una Nessuna Centomila”. Gli oltre 2 milioni di euro raccolti nello spettacolo del 2022 che ha visto sul palco Laura Pausini, Elisa, Giorgia, Emma, Alessandra Amoroso, Fiorella Mannoia e Gianna Nannini, provenivano esclusivamente dai ricavi del concerto dell’11 giugno 2022 (in programma a settembre 2020 ma slittato a causa della pandemia). Non era previsto l’sms solidale. Per scegliere la destinazione dei fondi, Fiorella Mannoia chiese consiglio alla vicepresidente della Casa internazionale delle donne di Roma Giulia Minoli, con cui aveva già collaborato per salvare l’associazione dallo sfratto per morosità durante la precedente amministrazione capitolina.
“Dopo il concerto di Campovolo, insieme alle mie colleghe, di fronte a quelle 100 mila persone e ai proventi che sono stati destinati a 7 centri antiviolenza, ci siamo rese conto che non poteva finire lì”, ha affermato Fiorella Mannoia. “Visto che la violenza sulle donne è un fenomeno che non accenna a diminuire, ci siamo chieste cosa potessimo fare. E abbiamo deciso di dare vita alla prima fondazione in Italia nata da un concerto”. Si è costituita così Una Nessuna Centomila Ets, organizzazione iscritta al Registro unico nazionale del Terzo settore da febbraio 2023. Fiorella Mannoia ne è la presidente onoraria, la regista cinematografica Giulia Minoli la presidente, l’ex parlamentare Celeste Costantino e la sociologa Raffaella Palladino le vicepresidenti.
“A Campovolo tantissime persone sono venute a vedere e sentire i loro cantanti preferiti, ma poi lì si sono ritrovate ad ascoltare anche messaggi molto forti e importanti”, racconta Giulia Minoli, “Al di là del grande evento, che ha segnato un record di incassi assoluto per uno spettacolo non legato
a catastrofi naturali ma a un tema così specifico, abbiamo voluto creare una fondazione che potesse dare continuità al nostro progetto di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne, sia da un punto di vista culturale, sia con un sostegno economico ai centri antiviolenza. La nostra idea”, prosegue Minoli, “è una chiamata alle arti. Vogliamo costruire un luogo di incontro e di confronto multidisciplinare, che coinvolga non solo musica, cinema e televisione.
Le artiste e gli artisti che collaborano con noi non sono assolutamente testimonial, ma sono parte di quello che abbiamo chiamato un laboratorio artistico. Non prestano solo il volto per una campagna, ma ne costruiscono i contenuti”.
La fondazione, infatti, con il contributo delle personalità e delle competenze che hanno scelto di collaborare, accanto al grande concerto da ripetere nel tempo, vuole partecipare ad altri eventi e organizzarne di nuovi, grandi, medi e piccoli, diffusi su tutto il territorio nazionale.
I primi nomi che hanno aderito sono Anna Foglietta, Caterina Caselli, Paola Cortellesi, Vanessa Scalera, Edoardo Leo e Massimiliano Caiazzo, ma “è solo l’inizio”. In questa prospettiva, secondo Minoli l’evento acquista un valore aggiunto, è un’opportunità per accendere i riflettori e l’artista è uno strumento per dar voce e notorietà a chi sta sul campo. Il suo impegno volontario in certi casi può andare oltre lo spazio dell’evento. Lo scorso agosto Mannoia si trovava in Calabria per una tappa della sua tournée estiva 2023. In quell’occasione è andata a visitare il centro antiviolenza della Locride finanziato con i proventi del concerto “Una Nessuna Centomila”.
La notizia è rimbalzata sulle testate locali, sui social media dell’artista e di chi era presente, ed è diventata virale, ha raggiunto pubblici che non erano direttamente interessati alla causa e lo ha fatto in un momento dell’anno in cui l’attenzione sul tema della violenza di genere non era ai massimi livelli. Il valore di un evento non si esaurisce, quindi, con i risultati della raccolta fondi. Sullo stesso piano della bilancia va messa la capacità di portare all’attenzione del grande pubblico il tema sociale, facendo cultura e sensibilizzando quante più persone possibile.
Sul punto torna anche Sanfilippo: “L’artista ha una voce forte e duplicabile sui media. È un amplificatore importantissimo per portare nuovi estimatori all’organizzazione. Per essere concreti, se durante l’evento si trovano delle modalità per raccogliere le anagrafiche di chi ha partecipato, un indirizzo e un nome, questo diventa un contatto da coltivare, all’inizio freddo, ma che può essere fidelizzato. Questo bacino di persone, poche o tante che siano, incappate per la prima volta nella nostra causa, può essere accompagnato a un coinvolgimento più attivo”.
Sanfilippo afferma per esperienza che l’artista, quando si immette in una causa, dà il massimo, trascinando il suo pubblico a cui arriva, inevitabilmente, il messaggio solidale: “se poi è toccato in prima persona dal tema per il proprio vissuto può avere pathos diverso, ma non in termini di impegno, che è sempre al 100 per cento, indipendentemente da dove sia arrivato”. L’associazione,
dall’altro lato, deve fare la sua parte, trovando con intuizione e creatività punti di contatto con quante più persone possibili, che, già per il solo fatto di essere presenti, potrebbero essere nuove relazioni da attivare per l’ente. Un’opportunità quindi da non sottovalutare e da cogliere, quella offerta dal personaggio del mondo dell’arte al Terzo settore.
Sta nella capacità dell’organizzazione di raccontarlo e tenerlo stretto stimolando un legame emotivo fino a portarlo a sposare il fine sociale, con un passaggio graduale che lo accompagni a diventare da testimonial occasionale ad ambasciatore e amico. Fiorella Mannoia, sempre durante la conferenza stampa di lancio della Fondazione e della seconda edizione di Una Nessuna Centomila, ha sottolineato le motivazioni alla base del suo coinvolgimento volontario, continuativo
nel tempo e non circoscritto a un singolo evento: “Quello che mi fa più paura oggi è che rischiamo di abituarci. Ci stiamo abituando ai morti in mare così come alla violenza sulle donne. Per questo dobbiamo lottare. Nessuna forma d’arte ha la capacità di aggregazione della musica e noi artisti, su quel palco, abbiamo la grande responsabilità di veicolare riflessioni. Durante Italia Loves Romagna, così come negli altri concerti, sono stati lanciati tutti messaggi d’amore, empatia, impegno civile. La serata stessa è stata un messaggio culturale”.