di Paolo Di Vincenzo – 19 novembre 2024

Tra Italia e Polonia il gioco in scatola della solidarietà

 Si chiama “Learning 2 help” il gioco ideato da Caritas Pescara e da una associazione di Cracovia. Nel progetto anche fumetto e video

Un gioco da tavolo, dove non c’è un vincitore e uno o più perdenti, ma si vince tutti insieme quando si risolvono, con l’aiuto collettivo, i problemi e le difficoltà della vita reale. E poi un fumetto, ispirato a fatti reali, di vita vissuta, e alcuni video. Tutto materiale ideato e realizzato da giovani. Altro che ragazzi interessati solo ai selfie e ai balletti di TikTok.

Sono gli eccellenti risultati di un progetto Erasmus+ portato a termine, nel giro di 18 mesi, dalla fondazione polacca Przyjdź e dalla fondazione Caritas diocesana Pescara-Penne. Il nome dell’iniziativa, che poi è diventato anche quello del gioco, è Learning 2 help (Imparare ad aiutare), che è stata presentata, all’Aurum di Pescara a fine giugno, in collaborazione con il Csv Abruzzo.

Si tratta di una sorta di Monopoli della solidarietà, le regole sono simili a quelle del celeberrimo predecessore. Anche in Learning 2 help ci sono le carte: 36 denominate come Risorsa (qualità personali, abilità sociali, competenze) e 24 Difficoltà (famiglia con disabili, pensione bassa, disturbo d’ansia), ci sono i dadi per muoversi sul campo di gioco e una ruota della scelta (superare l’ostacolo, insieme – per chiedere aiuto agli altri, perdi un turno…). All’inizio della partita ogni giocatore prende una carta da ogni mazzo, una carta Risorsa e una Difficoltà, sceglie una pedina e la posiziona nell’angolo più vicino del tabellone. Da lì inizia il percorso “in strada” per superare le contrarietà della vita.

Il bello di Learning 2 help è che il gioco finisce quando tutti i giocatori hanno risolto le loro difficoltà.

Già proporre un gioco da tavolo (in un’epoca in cui i sensi degli under 30 sembrano perennemente obnubilati dai social) si direbbe un azzardo, se poi questo ha come obiettivo far avvicinare i giovani al mondo del volontariato, i boomer pensano già a una missione impossibile.

 “Invece quello che noi abbiamo visto”, spiega Barbara Magliani, della Caritas pescarese, “è che i ragazzi hanno comunque bisogno di punti di riferimento e di modelli e quindi abbiamo pensato che dar loro la possibilità di fare delle esperienze alternative, di trovare dei canali per farli mettere in gioco in maniera più interessante, più stimolante, poteva essere un’occasione per ampliare le loro esperienze, un modo di mettersi in gioco e per noi adulti dare loro una possibilità, un’alternativa a quello che vivono e vedono. Quindi fare delle esperienze diverse da quelle a cui sono abituati. Abbiamo pensato che questa poteva essere una strada utile”.

L’idea del gioco è arrivata proprio dalla Fundacja Przyjdź di Cracovia, che ha già avuto esperienze simili in Polonia e, con i partner italiani, hanno adattato il contenuto ai temi del dono di sé.

“Noi italiani”, prosegue Magliani, “abbiamo cercato di metterci la nostra esperienza, quindi il fatto che comunque fosse importante coinvolgere le persone nel gioco e che si lavorasse molto sul senso di comunità, di partecipazione, piuttosto che puntare sulla logica di chi vince e chi perde. Perché per noi era importante la finalità del progetto in generale, il senso che avrebbe dovuto avere, ed è in questo clima che abbiamo cercato di lavorare con la fondazione polacca”.

La scintilla che ha fatto decollare il progetto è il capovolgimento di prospettiva: è un gioco in cui non c’è un vincitore ma si vince, insieme, quando vengono risolti i problemi di tutti, quindi è interesse di tutti che le difficoltà vengano superate e non nascoste, abbandonando le persone a se stesse.

“Questo vale”, sottolinea Luigina Tartaglia, coordinatrice di Learning 2 help, “per gli italiani e a maggior ragione per i migranti. Ci è sembrato particolarmente significativo evidenziare questo atteggiamento in un momento storico nel quale i ragazzi guadagnano gli onori della cronaca solo per fatti negativi. È bello pensare, viceversa, che un giovane possa distinguersi anche per qualcosa di positivo. Le storie raccontate nel fumetto prendono spunto da situazioni effettivamente seguite sia da Caritas che dalla fondazione polacca e sono state raccolte e raccontate dai giovani volontari che poi hanno realizzato la base sia del fumetto che dei video. Questo è servito molto per coinvolgerli. Noi adulti abbiamo semplicemente rielaborato, reso in maniera un pochino più fruibile, questi strumenti. È stata per noi una nuova occasione per cominciare a coinvolgerli, a sentirli e dar loro una possibilità di essere protagonisti: sentire la loro voce e provare a farli diventare testimoni di alcune situazioni e poterle poi comunicare ai loro coetanei”.

“Un aspetto da evidenziare”, riprende Magliani, “è che studenti e universitari spesso hanno idee molto chiare, e a volte sono molto più avanti rispetto a ciò che noi adulti immaginiamo. Messi di fronte a delle responsabilità se contestualizzate, se motivate, loro riescono in maniera precisa ad assumersi le responsabilità, a fare anche delle scelte. Noi adulti abbiamo quasi introiettato il concetto che siamo delegati a risolvere le loro difficoltà. Invece dovremmo creare i presupposti perché loro si sperimentino e anche sbaglino. Dobbiamo essere lì al loro fianco nel momento in cui dovessero cadere per aiutarli a rialzarsi ma non evitare di farli cadere. L’importanza del voler puntare sui giovani è proprio nel voler credere in loro, nel credere nelle loro possibilità e nelle loro potenzialità”.

Un altro aspetto importante è stato anche quello del confronto tra una Caritas italiana e una fondazione polacca. “È stata sicuramente un’esperienza nuova e interessante”, riprende Tartaglia, “le difficoltà sono state tante, dovute sicuramente a una differenza anche culturale oltre che di esperienze e di competenze. Quello che ci ha aiutato tantissimo è stato un grande lavoro di mediazione quindi noi ci sentiamo molto cresciuti. Rimodulare continuamente l’approccio, mettendoci in discussione, è stato un grande lavoro di mediazione che poi si è rivelato una grande risorsa e una competenza in più. Come Fondazione Caritas non ci eravamo mai sperimentati sui giochi da tavolo. Inoltre, abbiamo preso atto di una differenza culturale, che ancora c’è, che ci ha aiutato ad ampliare i nostri punti di vista per abbattere barriere e ostacoli. Anche la lingua è stato un problema perché abbiamo usato l’inglese ma non tutti lo parlano e, soprattutto, c’era bisogno comunque di fare una doppia traduzione in entrambe le direzioni. Di certo abbiamo toccato con mano che la diversità può essere un elemento di crescita: dai primi incontri alla presentazione del gioco è stata una strada lunghissima che, tuttavia, ci ha permesso di raggiungere l’obiettivo”.

Tra le finalità del progetto c’è la sensibilizzazione alla comprensione dei bisogni degli altri, la promozione del senso di tolleranza e la comprensione della diversità.

“L’impianto del gioco è basato sul fatto che per poter comprendere la diversità bisogna mettersi in ascolto, non bisogna giudicare ma cooperare”, continua Magliani, “fondamentale è il senso di comunità perché, nel momento in cui si riesce a farsi aiutare dagli altri, allora stiamo raggiungendo l’obiettivo. Non c’è un vincitore ma tutti i giocatori vincono. Certo, ci può essere la persona che si distingue di più rispetto alle altre, per ciò che ha fatto, ma non è il vincitore assoluto. Questo è il segnale pure per lo stile di vita che immaginiamo ci dovrebbe essere nelle comunità, nelle città, dentro le scuole, nelle famiglie fino ai livelli più alti: agli Stati. Dove c’è il riconoscimento dell’altro lì si raggiunge un livello di giustizia, un livello di riconoscimento dei diritti”.

Il gioco è stato accolto con entusiasmo da parte di tante associazioni abruzzesi. Inoltre, sono stati già coinvolti numerosi docenti, insegnanti di scuole di ogni ordine e grado. In particolare Learning 2 help potrebbe essere un utile strumento da utilizzare nelle ore di Educazione civica. Le autrici sono piacevolmente sorprese e molto soddisfatte perché il progetto è stato visto come un elemento innovativo rispetto alle solite proposte e sono state già contattate da organizzazioni di volontariato che hanno chiesto di aver una scatola del gioco e i fumetti per diffonderli con i propri formatori e staff.

“Coinvolgere i giovani in attività sociali e aiutare gli altri può portare molti benefici”, afferma Ludmiła Głowacka, vicepresidente della Fondazione Przyjdz, “sia per i giovani stessi che per le comunità in cui vivono. L’esempio della creazione di un gioco da tavolo e di grande formato come strumento educativo e di attivazione mostra come l’argomento possa essere affrontato con innovazione.

Gli elementi chiave sono stati: 1) apprendimento non formale: le generazioni più giovani spesso rispondono meglio all’istruzione informale che si svolge sotto forma di gioco, che le coinvolge in modo naturale e divertente. I giochi, come forma interattiva, promuovono l’apprendimento attraverso l’esperienza; 2) personalizzazione: è importante che le attività educative siano adattate alle esigenze e agli interessi specifici dei giovani. La raccolta regolare di feedback e suggerimenti ha contribuito a creare contenuti coinvolgenti; 3) collaborazione internazionale: l’impegno con la Caritas italiana ha consentito lo scambio di esperienze e l’apprendimento da altre culture. È stato fruttuoso, stimolante e formativo; 4) il potere del gioco: un modo efficace per trasmettere conoscenze, competenze e valori rilevanti per agire per gli altri. Il gioco facilita la comprensione di complesse questioni sociali e incoraggia l’azione; 5) esempi di buone pratiche”.

La partnership con Caritas Pescara, afferma Głowacka, ha portato un’esperienza molto positiva. Collaborare con un’organizzazione che coinvolge i giovani nel volontariato e ha una vasta esperienza nel servizio alla comunità è inestimabile. Lavorare insieme, condividere esperienze e imparare gli uni dagli altri sono elementi chiave per costruire amicizie internazionali. E l’esperienza maturata in Italia probabilmente contribuirà allo sviluppo di nuove iniziative in Polonia. Fondamentale per l’associazione polacca è anche la possibilità di “lavorare insieme in un ambiente internazionale. Ciò consente lo scambio di esperienze e buone pratiche, che possono portare a soluzioni innovative e a una migliore comprensione delle culture. Inoltre, affrontare i problemi di coloro che sono a rischio di esclusione sociale contribuisce a costruire una società più giusta e inclusiva. Il successo di un simile progetto è fonte di grande soddisfazione e ispirazione per altre iniziative. Stiamo già promuovendo Learning 2 help tra le Ong”, sottolinea il volontario polacco, “Coinvolgere i giovani in vari progetti ed eventi è un passo fondamentale per costruire una comunità attiva. Un buon uso degli strumenti per lavorare con i giovani può portare molti risultati positivi”.

“Dopo aver visto la presentazione del gioco”, dice Antonio Romano, presidente di Protezione civile Val  Pescara, “abbiamo valutato che è un ottimo mezzo per invogliare i giovani a impegnarsi nel mondo del volontariato. Negli ultimi anni li vediamo distanti dai nostri valori e Learning 2 help può essere un modo efficace per farli avvicinare, per far capire loro che si può fare tanto anche senza doversi sacrificarsi in chissà quale modo. In associazione abbiamo avuto periodi in cui eravamo soltanto volontari dai 40 anni in su, ma pian piano stiamo riuscendo di nuovo ad attrarre i ragazzi, con diverse attività a cominciare dai campi scuola, nei quali facciamo usare i telefonini solo in orari predefiniti, la sera per mezz’ora, per salutare i genitori. Questo gioco servirà molto anche a noi volontari quando, presentiamo la Protezione civile all’interno delle scuole, per far conoscere agli studenti cosa è, cosa fa, a cosa serve”.

Ma cosa pensano i giovani che hanno partecipato attivamente all’ideazione del gioco, del fumetto e dei video di Learning 2 help. Ecco le loro dichiarazioni.

Lorenzo Bavota, 21 anni, ha svolto il Servizio civile alla Caritas. È stato a Cracovia con le organizzatrici e ha visitato la fondazione polacca. “Ho provato Learning 2 help con alcuni amici a casa”, spiega a VDossier, “penso che faccia riflettere i giovani, perché comunque, abbiamo tutti bisogno di qualcosa, chi ha bisogno di cure mediche, chi di assistenza, chi di un amico con cui parlare. I ragazzi che hanno provato con me il gioco lo hanno trovato interessante e coinvolgente e, soprattutto, si sono divertiti e si sono immedesimati nelle difficoltà che si incontrano e nei modi per superarle”.

“Sicuramente il fumetto e il gioco da tavolo possono essere efficaci per aiutare a divulgare il senso del volontariato” sottolinea Roberta Di Pietro, che ha appena terminato il suo impegno nel Servizio civile universale, “perché fanno parte di un modo di comunicare e di stare insieme molto in linea con le abitudini dei ragazzi. Quindi già i mezzi scelti sono funzionali al massimo. Il gioco evidenzia le possibilità della cooperazione che è alla base del volontariato, valorizza l’aiuto reciproco per superare le difficoltà della vita e l’importanza di unire le forze per raggiungere un obiettivo comune. Ho avuto modo di parlarne anche ad amici che non sono direttamente impegnati in associazioni non profit e tutti si sono incuriositi”. 

“Penso che in un contesto di finzione, come possono essere il fumetto e il gioco da tavolo”, spiega Beatrice Candeloro, impegnata con i bambini autistici, “i giovani possano immedesimarsi sia nel bisognoso che nella persona che ha le risorse per aiutare gli altri. Learning 2 help è anche un modo per farsi trovare pronti nella vita reale, si può più facilmente comprendere che non è necessario avere delle risorse economiche cospicue per dare una mano agli altri. A volte basta anche solo l’ascolto, magari di un compagno di classe o di un vicino di casa. Inoltre, spesso si pensa che l’impegno debba essere rivolto necessariamente in una associazione non profit mentre tanto si può fare anche nella propria vita quotidiana. E l’iniziativa della fondazione polacca e della Caritas vanno proprio in questa direzione”.

Se Learning 2 help è già un successo, c’è già l’idea di dare una continuità al progetto e l’ipotesi potrebbe essere quella di coinvolgere altre nazioni oltre l’Italia e la Polonia. 

La versione “gigante” del gioco da tavolo “Learning 2 help” © Csv Abruzzo

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