L’associazione nata a Genova The Black Bag unisce ragazzi in tutta Italia intorno all’obiettivo comune di un mondo più pulito
Tutto nasce da una storia su Instagram: il 26 dicembre 2019, a Genova una decina di amici si ritrovano sulla spiaggia di Sturla rispondendo all’appello lanciato da Andrea Canepa che, passeggiando con il cane, si era reso conto di camminare su un tappeto di plastica. Armato di guanti, sacchi e buona volontà, il gruppo sfida il freddo sotto gli occhi di tante persone a spasso nel giorno festivo. Da lì a poco viene costituita The Black Bag, l’associazione che opera a salvaguardia dell’ambiente e della quale Andrea è ora il presidente.
“Una persona anziana ci ha portato un sacchetto di cioccolatini, questa cosa mi rimarrà sempre nel cuore. Non poteva chinarsi a raccogliere i rifiuti con noi, ma ha voluto ringraziarci per quello che stavamo facendo”. È questo il ricordo più bello di quel 26 dicembre per Ludovica Squadrilli, 30 anni e vice presidente di The Black Bag: “Fare questa attività ci fa stare bene. La trovo un po’ come se fosse la messa della domenica perché siamo sempre andati nel weekend. Non mi sono mai sentita così utile, così appagata come alla fine di una giornata di pulizia e sono distrutta, sporca, con la schiena rotta e le mani massacrate. Lo facciamo per questo, per il feedback personale che abbiamo a livello di anima. A Genova viviamo molto le spiagge anche d’inverno, trovarle sempre in quelle condizioni ha fatto scattare dentro di noi una reazione attiva”.
Un entusiasmo che si scontra con un difficile dialogo con le istituzioni, perché il lavoro dei volontari in termini di iniziative, creazioni di reti e sensibilizzazione non trova una sponda nella capacità degli enti locali di erogare una comunicazione efficace, ad esempio, sulla raccolta differenziata, o di offrire interlocutori con cui relazionarsi. I ragazzi di The Black Bag riferiscono di non avere trovato all’interno del Comune un organo preposto alla salvaguardia delle spiagge: “L’ente preposto alla raccolta dei rifiuti a Genova non si occupa delle spiagge perché non ha una concessione per poterlo fare. Questura, demanio, Capitaneria di porto, vigili, polizia… Non sai a chi rivolgerti”, racconta Ludovica.
Difficoltà che non ha fermato i volontari che nel 2021 si sono costituiti in associazione, una scelta necessaria anche per ricevere contributi e organizzare le donazioni utili ad acquistare sacchetti, guanti e tutto il materiale necessario.
Altre realtà hanno iniziato a chiedere il supporto di The Black Bag che oggi non può più considerarsi una realtà cittadina, con le sue 35 persone in tutta Italia che collaborano da remoto a vario titolo e gli eventi che realizza anche a Roma e a Milano, ma le ambizioni non si fermano qui: “il nostro obiettivo è arrivare dovunque – ci dice Ludovica – Vorrei contattare diversi enti per andare in Indonesia, in Guatemala o dove ancora buttano i rifiuti nei fiumi e nei mari. Io voglio pulire tutto il mondo”.
Ludovica crede nel fatto che una corretta informazione possa smuovere le coscienze ed educare a vivere nel rispetto dell’ambiente. Il motto di The Black Bag, “l’azione come strumento di sensibilizzazione”, parte dal presupposto che se una persona è consapevole sviluppa un senso di rispetto e un senso di ragionamento che la porta a compiere scelte più ragionevoli. “Non ti dico di non buttare la sigaretta in mare, ti spiego perché è sbagliato farlo – dice Ludovica – Quando lo apprendi è un concetto che fai tuo, che genera in te dei ragionamenti che ti portano a cambiare atteggiamento. Se vieni reso più consapevole da un punto di vista formativo, informativo e scientifico, aiuti anche dal punto di vista dell’azione perché cambi il tuo modo di comportarti”.
Sul sito di The Black Bag è presente un blog con la rubrica “I consigli del Dodo” su pubblicazioni ambientaliste e una sezione dedicata agli articoli scientifici, come quello sulla posidonia, pianta importante per l’ecosistema, realizzato in collaborazione con esperti di biologia. Il blog vuole sensibilizzare ed educare, per far sì che atteggiamenti scorretti vengano smussati dall’informazione. Secondo Ludovica, tante persone della sua generazione non adottano comportamenti ecologici perché nutrono scetticismo verso il lavoro svolto dagli enti, soprattutto in tema di raccolta differenziata: pensiero comune è che sia inutile farla pensando che tanto poi i rifiuti saranno mischiati. Tuttavia, a suo avviso le colpe più significative sono da ricercarsi in un sistema che ha portato a circondarsi di oggetti inutili che ben presto si trasformano in rifiuti.
Sulla grande mobilitazione dei giovani per l’ambiente Ludovica riconosce a Greta Thunberg il merito di avere portato alla ribalta un problema prima percepito solo da una nicchia di persone, anche se le grandi speranze dei ragazzi intervenuti alla Cop26 di Glasgow sono state disattese dal rifiuto politico di abbandonare il carbone in tempi brevi, tracciando obiettivi per il 2050, nonostante sia già troppo tardi per intervenire. Ludovica e tanti giovani come lei sono consapevoli di essere gocce nel mare, ma continuano a credere nella loro opera: “Io una volta a settimana posso raccogliere decine di sacchetti di plastica dal mare, ma se dall’altra parte del mondo vengono svuotate tonnellate di pneumatici, plastica, rifiuti di ogni tipo, cosa ho cambiato con i miei 50 sacchetti di plastica? So bene che se non cambiano le cose dall’alto quello che facciamo è inutile, ma posso solo continuare a farlo per smuovere le coscienze”.