Il profumo del bosco, il sapore salino di una goccia di sudore durante una salita, l’incanto davanti a panorami avvolgenti visti e ascoltati, la sensazione rigenerante del vento fresco in discesa. E poi il piacere di una compagnia fatta di persone che hanno voglia di conoscersi, condividere, divertirsi insieme. Questa è la proposta di “Outdoor365 – Sport per tutti in Emilia-Romagna”, un programma di attività turistico-sportive rivolte a tutti, senza limiti di età o abilità, che si svolgono all’aperto durante tutto l’arco dell’anno. È la formula di sport inclusivo sviluppata nel bolognese dall’associazione In2TheWhite ASD APS e dalla Fondazione per lo Sport Silvia Parente.
“L’idea di molte realtà non profit è di creare attività pensate esclusivamente per persone con disabilità. Noi invece cerchiamo di aprire attività sportive che già esistono, come lo scii e l’escursionismo a piedi o in bicicletta, a tutti – spiega Matteo Brusa, Consigliere e Segretario Generale della Fondazione per lo Sport Silvia Parente e guida MTB dell’associazione In2TheWhite. – Organizziamo uscite in cui le persone che hanno diverse abilità possono partecipare in modo adattato. Ad esempio, nei nostri giri in bicicletta ci sono persone in mountain-bike, in hand-bike che montano ruote da fuori strada, in tandem, e tutti i mezzi hanno pedalata assistita. In questo modo possiamo garantire la partecipazione a gruppi di persone con o senza allenamento alle spalle, a persone con disabilità sensoriali, motorie, cognitive. Ci occupiamo di sport dilettantistico per il tempo libero e nel nostro caso non ha senso escludere. Cerchiamo piuttosto di stare tutti insieme. Per noi è questa la definizione di sport inclusivo”.
“Le persone vengono con noi non come accompagnatori, assistenti o volontari, ma come fruitori. Questa è una formula vincente perché fa sì che ci si diverta di più, perché siamo tutti pienamente coinvolti. Stiamo bene insieme e ci ricarichiamo tutti facendo qualcosa di nuovo – spiega Davide Valacchi, giovane psicologo, consigliere della Fondazione per lo Sport, organizzatore di molte delle escursioni di Outdoor365, non vedente dall’età di 9 anni. – C’è la consapevolezza che nel gruppo qualcuno può avere bisogno di un aiuto, ma questo è un plusvalore, non un limite. Si condivide la fatica, si impara a chiedere aiuto e a darlo, si impara a riconoscere e superare i propri limiti. Si impara anche che la percezione dei limiti altrui a volte è sovradimensionata, perché magari chi ha una disabilità l’ha già inserita e normalizzata nella propria storia personale. Si possono così esplorare nuove prospettive e ci si diverte davvero in gruppo, perché il clima che si respira nelle nostre escursioni è spensierato”.
Per entrare nel vivo dell’approccio allo sport inclusivo narrato da Matteo e Davide e afferrare il loro entusiasmo vale la pena guardare “Tanta strada”, il video-racconto realizzato dal regista Lorenzo K. Stanzani che, nel 2021, ha seguito Outdoor365 in uno dei suoi tour per mappare gli itinerari accessibili dell’appennino emiliano-romagnolo. Il film, curato da Rai Documentari e Rai per il Sociale è disponibile gratuitamente in streaming a questo link.
“Abbiamo mappato circa settanta itinerari ciclabili accessibili nel territorio – spiega Brusa. – Non siamo andati nel bosco col piccone a distruggere i sassi che impedivano il passaggio. Abbiamo concatenato dei tratti accessibili perché già lo erano: sentieri abbastanza larghi, non troppo ripidi, strade carine, sterrate, non troppo rovinate. Ci siamo inventati degli anelli che possano essere percorsi da tutti, in bicicletta, in tandem, in hand-bike, in gruppo o anche da soli. E abbiamo portato questa esperienza in Spagna, Portogallo e Bulgaria con un progetto Erasmus plus che abbiamo coordinato per due anni”.
Tutto è iniziato nel 2006 con la nascita della fondazione sulla scia dell’entusiasmo per le quattro medaglie vinte da Silvia Parente con la guida di Lorenzo Migliari alle paralimpiadi di Torino, tra cui l’oro nello Slalom Gigante. L’organizzazione filantropica negli anni ha collaborato con numerosi enti pubblici, profit e non profit finanziando e sostenendo numerosi progetti per permettere alle persone disabili di avvicinarsi allo sport e trarne piacere. Poi, con l’obiettivo di dare più slancio e concretezza alla visione di sport per tutti praticato insieme, accanto alla fondazione nel 2017 è stata costituita l’associazione sportiva dilettantistica e di promozione sociale In 2TheWhite. La piccola non profit, che dopo solo 5 anni conta 330 associati provenienti anche da fuori regione di cui 130 con disabilità, organizza e realizza le attività sportive vere e proprie sia per il tempo libero, sia nell’ambito di progetti strutturati in collaborazione con altre realtà pubbliche e non profit. Chi partecipa alle escursioni di Outdoor365 paga una piccola quota che copre circa il 60% dei costi dell’iniziativa e, oltre alla copertura assicurativa, ha uno o più accompagnatori adeguatamente formati e la possibilità di utilizzare gratuitamente l’attrezzatura specifica, generalmente molto costosa e non a tutti accessibile. È una scelta in linea con la volontà di facilitare la prova e la pratica dello sport nonostante difficoltà che possono essere anche di carattere economico. Basti pensare che un tandem e una hand-bike costano circa 7000 euro. (Per approfondire il tema dell’accessibilità agli ausili di qualità adatti alla pratica sportiva è possibile leggere l’intervista all’on. Giusy Versace sulla Rivista VDossier n°2 del 2022).
Tra i progetti più interessanti della fondazione e dell’associazione c’è l’affiancamento degli operatori e dei pazienti nell’ambito del programma di “Rieducazione attraverso il gesto sportivo” che il Montecatone Rehabilitation Institute di Imola, ospedale di riferimento nazionale per la riabilitazione intensiva di persone colpite da lesioni midollari e con lesioni cerebrali acquisite, svolge in convenzione con il Comitato Paralimpico Italiano.
“Insieme ai nostri pazienti e ascoltando i loro desideri impostiamo un percorso di ri-abilitazione che ha l’obiettivo di raggiungere il più alto grado di autonomia possibile nello svolgimento di attività della vita quotidiana, della sfera lavorativa e del tempo libero, dove rientra anche la pratica dello sport – spiega Roberta Vannini, terapista occupazionale del Montecatone Rehabilitation Institute. – Sfruttiamo il gesto specifico che si fa nello sport abbinandolo ai momenti di rieducazione funzionale del paziente, per incrementare quanto appreso durante l’attività fisioterapica. Ad esempio il tiro con l’arco impone un’apertura della cassa toracica che contrasta con la posizione curva che si tende ad assumere in carrozzina. Con la Fondazione Silvia Parente e l’associazione collaboriamo in particolare alla sperimentazione della mountain-bike, che è molto gradita dai nostri pazienti, e ci piacerebbe riprendere l’attività degli sport invernali. Loro mettono a disposizione una grande competenza, la capacità di coinvolgere e un’attrezzatura che è molto costosa e che altrimenti sarebbe difficile per noi poter garantire. E a coloro che, provando, si appassionano a quello sport, offrono anche la possibilità di frequentare corsi per diventare accompagnatori alla pari. Se penso a uno dei risultati più belli ottenuti da questa nostra collaborazione è il sapere di un papà che ha ricominciato ad andare in bici con suo figlio, uno in hand-bike l’altro in mountain-bike›”.
“L’apprendimento di una nuova attività sportiva, per i pazienti ricoverati a Montecatone, incentiva la socializzazione, favorisce i primi contatti della persona con una realtà extra ospedaliera e permette di sperimentare le proprie potenzialità, scoprendo nuovi orizzonti e attività possibili, impegnando la mente e contribuendo a recuperare fiducia. Per questo anche noi, come Fondazione Montecatone Onlus, cerchiamo di contribuire allo sviluppo delle attività di handbike, trekking e sport invernali portati avanti con la Silvia Parente e la In2The White – spiega Marco Gasparri, presidente della Fondazione Montecatone Onlus“.
Un’altra iniziativa ancora in embrione ma che il team di Outdoor365 vorrebbe sviluppare è il coinvolgimento in progetti e attività sportive all’aria aperta di persone con fragilità altre rispetto alla disabilità. Sono già state sperimentate delle ciaspolate con gruppi classe dove c’erano ragazzi svantaggiati, ad alto rischio di dispersione scolastica, e i risultati sono stati incoraggianti. “Sport inclusivo significa davvero per tutti. – conclude Valacchi. – Vogliamo far tesoro di tutto ciò che abbiamo imparato fino ad ora per allargare gli orizzonti e proporre un cambiamento culturale. E la cosa bella è che noi lo facciamo a piccoli step, con semplicità e naturalezza, divertendoci›”.