Ha ricevuto in questi giorni l’approvazione della Giunta Capitolina la delibera che contiene il primo Regolamento per l’Amministrazione Condivisa dei beni comuni materiali e immateriali di Roma Capitale, che intende disciplinare la collaborazione con i cittadini attivi nella cura condivisa dei beni comuni. Un nuovo stimolo per i territori e un passo in avanti nel rafforzamento della collaborazione tra amministrazioni e cittadinanza.
Andrea Catarci, Assessore al decentramento, partecipazione e servizi al territorio per la città dei 15 minuti e Sabrina Alfonsi, Assessora all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti avevano presentato la bozza ad ottobre scorso, punto di arrivo di un lungo lavoro dal basso di confronto con i cittadini, il mondo associativo, le reti cittadine, che hanno lavorato a tavoli, petizioni, proposte. Una “vera e propria rivoluzione della partecipazione civica”, l’ha definita lo stesso Catarci, che ha ricordato “un percorso partecipativo durato circa 8 mesi che ha coinvolto i rappresentanti dei Municipi e di oltre 120 tra comitati e associazioni”, sottolineando come con il Regolamento venga disciplinato “finalmente il perimetro e le modalità di quel vastissimo insieme di attività realizzate volontariamente a tutela e cura dei beni comuni, rinsaldando l’idea base del patto come strumento proficuo di collaborazione tra le istituzioni e le cittadine e i cittadini singoli e associati”.
Come si legge sul sito Labsus, ad oggi, il Regolamento per l’Amministrazione condivisa è stato adottato da più di 280 Comuni ed altri e enti locali e, “negli anni hanno provveduto ad adottare il proprio Regolamento anche le Unioni dei comuni, le Città metropolitane (Milano), le Province (Chieti e Matera) le Regioni (il Lazio e la Toscana), nonché gli enti pubblici di natura economica”.
L’assenza di un Regolamento nella Capitale non ha mancato di farsi sentire. D’altro canto la presentazione del testo prima e l’approvazione della relativa delibera ora non sono traguardi da dare per scontato, sia nei tempi, sia nella realizzazione del percorso di condivisione con la cittadinanza e i Municipi Romani.
Ma vediamo quali sono le novità introdotte dal Regolamento: la prima è che i beni comuni sono categorizzati in materiali e immateriali. Spazi pubblici, parchi, scuole, spazi urbani disponibili, scuole i primi; solidarietà, coesione sociale, legalità, valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio, memoria collettiva, attività di collaborazione civica, dialetto, arte, musica, solo per fare degli esempi, i secondi.
Il Regolamento formalizza poi una corresponsabilità gestionale delle amministrazioni e dei cittadini, sia come singoli, sia riuniti nella presa in carico e nella cura dei beni comuni, che potranno essere oggetto di patti di collaborazione rivolti a rigenerazione e valorizzazione dei beni comuni materiali e alla promozione di quelli immateriali. I cittadini si attiveranno in modo volontario e senza scopo di lucro e, per rendere più agile l’esercizio dell’attività volontaria, il Comune lavorerà alla semplificazione dell’attivazione dei patti, anche attraverso i funzionari facilitatori – opportunamente formati – nei Municipi e nei Dipartimenti più interessati, come verde, politiche sociali, scuola. Facilitatori che avranno anche un compito di promozione, fermo l’impegno dell’amministrazione alla diffusione e alla formazione ad una cultura della cittadinanza attiva.
Introdotto anche il supporto, con l’approccio della comunità educante, alle esperienze che l’Amministrazione porta avanti in diversi ambiti, dall’ambiente e il verde urbano alla scuola e la cultura.
Novità di rilievo riguarda poi la qualifica di “cittadino attivo”. Diventano cittadini attivi, infatti, anche i minori, accompagnati da un adulto, le persone non residenti e chi ha una cittadinanza diversa da quella italiana.
Ancora, il Regolamento introduce altri punti importanti: il rafforzamento delle reti attive sul territorio; l’impulso alla progettazione e alla realizzazione di impianti ecocompatibili destinati agli edifici pubblici per la produzione di energia pulita destinata alle comunità aderenti; la connessione con il Servizio Civile; l’istituzione di un Forum dei Cittadini attivi per la condivisione di buone pratiche, il confronto con le istituzioni e il monitoraggio delle azioni realizzate.
Naturalmente tutti gli ostacoli esistenti non cadranno automaticamente con il Regolamento, perché “non c’è norma scritta bene che non debba essere messa alla prova dei fatti”, come aveva sottolineato Gregorio Arena, al quale è stata affidata la presentazione della bozza del Regolamento, che, dopo l’ok in Giunta, viene avviato al parere dei Municipi, l’esame delle Commissioni consiliari e l’approvazione dell’Assemblea Capitolina, per poi essere testato per due anni.