Lo scorso 11 gennaio sono stati celebrati i 100 anni dalla fondazione del Parco Nazionale d’Abruzzo (dal 2002 Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise). Inaugurato su iniziativa privata il 9 settembre 1922, è stato infatti ufficialmente istituito con un apposito regio decreto legge in data 11 gennaio 1923. Nel corso dei decenni i suoi confini sono stati ampliati a più riprese, fino a interessare oggi ben 25 comuni distribuiti nelle province di L’Aquila, Frosinone e Isernia.
Da sempre le attività del Parco sono svolte in stretta sinergia con i numerosi volontari che periodicamente si alternano nelle diverse strutture ospitanti e nelle varie mansioni, quali i contatti con il pubblico e i visitatori, la manutenzione e la pulizia della rete sentieristica, l’affiancamento al personale nei centri visita, l’attività di manutenzione e cura del verde. Sono inoltre coinvolti nei monitoraggi scientifici, per l’organizzazione di eventi e manifestazioni, nei programmi di educazione ad uno stile di vita sostenibile. Secondo i dati forniti dall’ente, ogni anno vengono svolte 70 giornate dedicate alla pulizia, 300 controlli e presidi nelle località più delicate del Parco, più di 100 giorni dedicati ai lavori per il Parco, 50 incontri dedicati all’Educazione Ambientale, oltre 500 escursioni per il controllo del territorio e oltre 100 uscite con gli operatori per la marcatura dei sentieri. Ogni anno il Parco attiva vari programmi di volontariato dedicati a giovani, adulti e nuclei familiari, oltre a scuole, università, associazioni e gruppi scout.
Da diversi anni partecipa inoltre con le proprie sedi di attuazione a progetti di Servizio Civile Universale del Centro Servizi per il Volontariato Abruzzo. Il prossimo 12 giugno prenderanno servizio i nuovi operatori volontari inseriti nel progetto “Da 100 anni, insieme per la Natura protetta!”: ben quindici tra ragazzi e ragazze che saranno impegnati in cinque diverse location nei comuni di Pescasserroli, Civitella Alfedena e Villetta Barrea, impegnati in attività di promozione, supporto al punto informativo, organizzazione delle visite guidate, laboratori didattici, supporto al monitoraggio di flora e fauna, gestione dell’archivio storico.
Oltre alle diverse varietà floristiche rare ed endemiche presenti al suo interno, il PNALM è noto soprattutto per la presenza di specie di mammiferi in via d’estinzione, primo fra tutti, nonché simbolo del Parco stesso, l’orso bruno marsicano, di cui sopravvivono oggi non più di cinquanta, sessanta esemplari. Nello scorso mese di gennaio ha avuto un’eco enorme la morte del giovane orso Juan Carrito, investito da un’auto sulla strada statale 17 nel territorio di Castel di Sangro, in un’area esterna ai confini del Parco. Il piccolo esemplare era diventato famoso fin da piccolino, quando era stato fotografato nel 2020 con la mamma Amarena e tre fratellini. Una cucciolata inaspettata che aveva alimentato grandi speranze per il futuro della specie.
Ben presto l’indole estremamente confidente dell’orsetto ha iniziato a generare non pochi problemi per operatori e volontari impegnati notte e giorno a monitorarne gli spostamenti, cercando di tenerlo il più possibile lontano dai centri abitati e dalle possibili fonti di rischio, come raccontato anche in un recente documentario prodotto da Sky Italia. Purtroppo il suo comportamento ha fatto si che l’orso divenisse una star dei social, con reporter, turisti e curiosi che giungevano da ogni dove per fotografarlo e filmarlo, anche rincorrendolo in auto, prima del tragico epilogo.
Per questo, quando lo scorso maggio l’orsa Amarena è stata avvistata con due nuovi cuccioli, il direttore del PNALM Luciano Sammarone, non ha ufficializzato la scoperta, ponendo il tema della tutela e salvaguardia anche nel campo dell’informazione. “L’orsa”, ha dichiarato, “ha solo bisogno di rispetto e ufficializzare la notizia, diffonderla, autorizza a mandare avanti il tam tam della caccia all’avvistamento, e così ricomincerebbe la ‘giostra’ che c’è stata anni fa quando Amarena aveva quattro cuccioli ed è stata letteralmente assediata, letteralmente messa all’angolo, costretta. Non dare la notizia dell’orsa con due cuccioli che gira per le nostre montagne sarebbe un gesto d’attenzione. Sta alla responsabilità di chi fa informazione di gestire in qualche modo le notizie. Se questa notizia uscisse tra una settimana, avremmo dato una settimana di tempo a quest’orsa e ai suoi cuccioli”.
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