Perché una rubrica sulla sostenibilità integrale rivolta al mondo del volontariato? Il nostro impegno di volontariato per una società migliore è sovente motivato dalle ingiustizie e dal dolore che vediamo intorno a noi. La vita degli esseri umani è generalmente difficile e faticosa, ed ora è anche resa più difficile dalla pandemia e dalle ulteriori sofferenze che ne derivano. La nostra società è sempre più ingiusta, e incapace di provvedere alle esigenze di chi ha bisogno, con il paradosso di enormi sprechi e di grandi potenzialità. Ad esempio, nel 2019 mentre 690 milioni di persone nel mondo soffrivano la fame, metà della produzione agricola veniva sprecata.
Alle disuguaglianze si aggiungono i disastri ambientali e la crisi climatica, con conseguenti desertificazione ed emigrazioni, provocando “scarti umani”, come li definisce papa Francesco. La distruzione della nostra Terra provoca enormi drammi sociali. La crisi è complessiva, insieme della società e dell’ambiente.
Questo contesto che è in rapido peggioramento – le disuguaglianze continuano a crescere e l’ambiente viene sempre più saccheggiato – impatta fortemente sull’attività del volontariato. Siamo accusati di fare le crocerossine per le povere vittime sul campo di battaglia, mentre forti ed arroganti accrescono la propria ricchezza ed il proprio potere. Secondo Branko Milanovic e Thomas Piketty, gli unici ad avere guadagnato quote di reddito sono i poveri dei paesi emergenti e, soprattutto, l’1% della popolazione più ricco ed in particolare lo 0,1%, il cui reddito è cresciuto molto.
Come sperimentiamo tutti i giorni, la povertà economica si accompagna ad altre dimensioni della povertà che riguardano il lavoro (disoccupazione, lavoro nero, lavoro povero…), la salute con limitato accesso alle cure anche salvavita in molti paesi, le relazioni a causa della solitudine e della mancanza di contatti umani, l’educazione con conseguente perdita di opportunità e marginalizzazione, la cultura con incapacità di comprendere e di affrontare adeguatamente le criticità della vita. Queste diverse forme di povertà sono per lo più, l’una per l’altra, causa ed effetto insieme. Inoltre, le diverse forme di povertà tendono ad essere ereditarie ed a trasmettersi di generazione in generazione.
la causa di tanta sofferenza è un’economia squilibrata, che pone al primo posto il profitto e l’avidità di denaro. Papa Francesco, nell’Enciclica Laudato si’, fa un’analisi accurata di questo disastro e riconosce che nessun problema può essere affrontato se non in una logica complessiva. Non si può curare l’ambiente ignorando le persone, e viceversa. Come non si può perseguire un’economia sostenibile e utile a tutti se non si contemperano insieme sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Occorre riequilibrare la nostra società, e di conseguenza il sistema economico, e finalizzarla al benessere di tutti.
Bisogna riportare le persone ed il Pianeta al centro della società e dell’economia, perché un’economia giusta e sostenibile – sapendo che tutto è connesso ed interdipendente – riduce a monte le cause che generano sia le ingiustizie sociali e gli scarti umani, sia il degrado ambientale.
Leonardo Becchetti ritiene che una nuova economia per essere più giusta non possa contare solo su Stato (che regola) e Mercato (che produce), ma abbia bisogno anche di Imprese responsabili, stimolate da Cittadini consumatori “consum-attori”. Questi, attraverso “il voto col portafoglio” pressano dal basso per una vera responsabilità sociale sia scegliendo prodotti di imprese responsabili sia allocando i propri risparmi presso operatori meritevoli per il loro impegno verso l’ambiente e verso la società.
Una economia per tutti richiede di superare il predominio del capitale su tutti gli altri attori ed interlocutori. Senza l’aiuto dei consumatori attivi e responsabili, attenti alla responsabilità fiscale sociale ed ambientale, e senza la consapevolezza del loro ruolo sociale, le aziende tendono a mediare con i loro interlocutori al minimo costo possibile.
Il grafico accanto evidenzia il ruolo attivo dei cittadini per una società più giusta. La pressione dal basso dei cittadini si rivolge sia ai problemi emergenti con interventi sociali di prossimità (come con l’impegno di volontariato ma anche con il voto col portafoglio), sia alle politiche pubbliche chiedendo nuove regole per salvaguardare i Beni comuni, un approccio orientato al sociale e la promozione di un senso comunitario e di solidarietà.
Questa cittadinanza attiva, che i volontari praticano nel loro impegno quotidiano, costringe la società, ed il sistema economico nel suo complesso, a cambiare cultura verso una vera sostenibilità integrale.
Il salto culturale necessario è grande: comporta infatti di cambiare gli obiettivi della società e dell’economia. Come mostra il grafico accanto “Cambiare gli obiettivi”, mettere le persone e l’ambiente al centro costringe a cambiare le finalità della società e dell’economia. Si tratta di togliere centralità al denaro e all’interesse individuale, e di spostare l’attenzione per generare valore condiviso e bene per tutti nella logica di una società che divenga comunità di persone solidale.
L’obiettivo di questa rubrica è dare un contributo per una crescita di consapevolezza delle azioni da realizzare per una società più equa ed una vita migliore per tutti. L’impegno di volontariato interviene sui bisogni, sovente urgenti, delle persone che soffrono; ma ha bisogno di un quadro di riferimento più ampio di lotta per una trasformazione profonda della nostra società e della nostra economia. Nei prossimi interventi approfondiremo le possibili risposte e gli strumenti di cambiamento di cui disponiamo per contribuire a migliorare la nostra società nei limiti dell’ambiente, proprio con una visione di sostenibilità integrale.
Giovanni Battista Costa è Presidente di NeXt Nuova Economia per Tutti