Sta per compiere un quarto di secolo una realtà associativa romana che ha proprio nel cuore della capitale l’ambito centrale della sua azione.
La sua non è un’attività a cui comunemente si pensa quando si parla di volontariato. Tuttavia l’azione dei volontari riveste un’importanza fondamentale per il raggiungimento dei suoi scopi: indagare i sotterranei di Roma e portare alla luce ciò che comunemente non si vede.
Roma Sotterranea è un’associazione non profit nata nel 2000 dall’incontro di volontari appassionati di archeologia. VDossier ne ha parlato con Francesco Artibani, sceneggiatore di fumetti, socio dell’associazione dal 2018, che abitualmente condivide sui propri profili social i reportage delle attività nel sottosuolo.
L’associazione nasce da speleologi appassionati di archeologia. Ad essa si sono avvicinati progressivamente archeologi, geologi ed esperti di varia natura, ma soprattutto appassionati. Oggi i volontari sono persone di ogni tipo: medici, impiegati, poliziotti, insegnanti ma anche autori di fumetti.
“L’ambito di manovra è quello della speleologia applicata all’archeologia”, spiega Artibani. “L’obiettivo principale è la collaborazione con enti, quali la Soprintendenza capitolina e l’università, per restituire agli studiosi di archeologia ciò che c’è nel sottosuolo”.
Tuttavia la passione non basta e nulla viene lasciato all’improvvisazione. L’associazione investe moltissimo in formazione: dai corsi introduttivi per i semplici appassionati, ai corsi base per chi vuole entrare a far parte attivamente del gruppo, fino a corsi specifici legati alla sicurezza e a determinate mansioni. Ai volontari vengono inoltre rilasciate certificazioni dalla Regione Lazio e dagli altri enti preposti: tra queste l’abilitazione per lavorare in ambienti confinati quali pozzi, condotti e cisterne. I soci hanno varie specializzazioni: c’è la figura del preposto per la sicurezza, come in qualunque azienda, l’operatore su fune, l’addetto al rilievo.
“Avevo l’immagine dell’archeologo alla Indiana Jones, mentre questi invece sta in superficie, non vuole saperne di entrare in un pozzo strettissimo. Per questa attività ci sono gli speleologi. Di fatto andiamo dove gli archeologi non vanno. Ma ci andiamo con tutte le competenze necessarie per restituire i dati che a loro servono: rilievi, fotografie e soprattutto lo sterro. Quando si va a svuotare un condotto si deve saper trattare ciò che si trova: ceramiche, vetri, marmi, ossa, metalli. Nell’associazione ci sono esperti che preparano i soci a questi compiti che richiedono una serie di conoscenze e competenze. Sotto si esplorano posti bellissimi, ma sopra si studia, si frequentano i corsi e ci si prepara a conoscere questi luoghi complessi”.
Nel corso del tempo i volontari acquisiscono un alto livello di specializzazione. Ogni anno tutti i soci devono sottoporsi alle visite mediche per l’idoneità all’attività sotterranea. “Si tratta di un’attività faticosa ma non pericolosa: si lavora sempre in totale sicurezza. Se all’interno di un condotto o in un ipogeo si notano linee di frattura pericolose, non si prosegue. Si rinuncia alla scoperta archeologica perché la sicurezza è fondamentale”.
L’attività in cantiere e in sotterranea è consentita fino a poco prima dei 70 anni. Chi non può più scendere sotto il livello stradale è comunque utile sopra: alcuni volontari sono addetti al setaccio ed esaminano i campioni di terra che vengono portati in superficie; altri curano iniziative come i laboratori con le scuole e gli open day dei vari siti. Grazie all’esperienza e alle convenzioni con gli enti, stipulate negli anni, oggi Roma Sotterranea è un interlocutore privilegiato in vari ambiti di intervento.
Nella capitale, per esempio, accadono frequentemente smottamenti e crolli del manto stradale. In questi casi, dopo i primi rilievi da parte dei Vigili del fuoco, qualora ci siano cave o evidenze archeologiche, intervengono gli speleologi dell’associazione che riportano in superficie i dati raccolti. “Roma è una città stratificata. Partendo dalle origini del 753 avanti Cristo, come in una lasagna si arriva, uno strato dopo l’altro, alla Roma medievale: ogni strato racconta un pezzo di storia della città. Capita spessissimo che tratti di strada vengano ingoiati dal sottosuolo. Dai crolli possono emergere catacombe sconosciute o delle cave”.
Dove si opera. In questi anni sono stati tantissimi i siti studiati. Attualmente l’associazione ha diversi cantieri in affidamento: dalle Terme di Caracalla, al Circo di Massenzio, fino al Foro di Cesare dove è stata chiamata dall’Accademia di Danimarca che ne finanzia il restauro. Quattro anni fa è stata siglata una convenzione con l’università del Salento per lo studio della colonia romana di Aquinum, un’intera città di cento ettari di estensione (più grande di Pompei, con due anfiteatri, un teatro, un complesso termale), rimasta sepolta fino a quindici anni fa.
Pur essendo nota fin dai tempi di Cicerone, la città è stata riscoperta grazie alle fotografie scattate durante la Seconda Guerra Mondiale dagli aeroplani della Royal Air Force che andavano a bombardare Montecassino. Ad Aquinum l’associazione lavora con l’equipe di Giuseppe Ceraudo, docente di Topografia antica all’università del Salento, esplorando i condotti di scarico delle terme e del teatro. “Lavoriamo sempre in un ambito essenzialmente fognario. Le fogne sono meravigliose, un vero scrigno del tempo. Quello che cade lì dentro, quando una città muore e viene abbandonata -nel caso di Aquinum è successo intorno al sesto secolo dopo Cristo- lì rimane. Certo, non trovi la statua equestre di Marco Aurelio, ma tanti oggetti che raccontano la vita quotidiana di quei luoghi. Finché la città è stata abitata erano gli schiavi a pulire le fognature. Quando è stata abbandonata, ciò che è rimasto lì lo stiamo trovando oggi. È molto emozionante perché scopri oggetti di uso comune: oggetti da bagno, piccoli manufatti, ma anche monete, molto utili per la datazione degli interri”.
La formazione. Chi si avvicina a Roma Sotterranea si suppone abbia già un interesse di massima in ambito speleologico o archeologico: a loro è destinato il corso introduttivo che avvicina all’argomento con due lezioni teoriche e due uscite pratiche. Nelle prime si racconta cosa c’è sotto Roma. In quelle pratiche si va in condotti agevoli, come le catacombe: si tratta comunque di luoghi non aperti al pubblico perché su terreni privati, oppure in siti dove l’affluenza non è elevata come gli acquedotti, poco interessanti per il turista, ma che in realtà raccontano migliaia di anni di storia, di lavoro, di evoluzione, di ingegno umano. A questo segue il corso base, più lungo e complesso, dove si entra nelle specificità della geologia di Roma e delle tecniche di costruzione per capire nel dettaglio cosa si va a vedere nel sottosuolo. Superato anche questo, chi è interessato ad andare avanti nell’attività di volontario inizia un percorso interno di ulteriore specializzazione. Molti sono interessati semplicemente al rilievo. Altri preferiscono la parte archeologica, dove si affrontano tutta una serie di laboratori e di percorsi per capire come si scava in sotterranea, in condizioni scomode e in posti angusti. Il percorso di crescita non finisce mai perché ogni condotto pone una sfida diversa. I soci hanno, inoltre, la possibilità di crescere e diventare responsabili di un cantiere, figura da non confondere con il direttore scientifico (che in genere è un archeologo di professione). Il responsabile di un sito per Roma Sotterranea si occupa di organizzare il lavoro, le squadre, la formazione; in quanto preposto è il responsabile della sicurezza e verifica che tutte le persone utilizzino gli obbligatori dispositivi di protezione individuali (dal casco alle tute da lavoro, dai guanti alle scarpe antinfortunistica).
A ognuno il proprio compito. I soci che non si sentono a proprio agio a lavorare in ambienti angusti possono specializzarsi in altre attività. Una di queste è la trattazione dei materiali e dei reperti, ovvero tutto ciò che emerge setacciando i campioni di terra provenienti dal sottosuolo. Il reperto viene ripulito, classificato, catalogato, fotografato, disposto in una cassetta e affidato agli archeologi. Altri soci in superficie si occupano della sicurezza di chi è sotto il livello stradale seguendo le comunicazioni con dispositivi radio.
“Non c’è mai improvvisazione: è una cosa che viene spontanea”, sottolinea Artibani. “Capisci che sei in una situazione in cui non c’è spazio per gesti spericolati o avventurosi. Tutto va ponderato e calcolato. L’ambiente angusto, il condotto stretto, ti aiutano a ragionare meglio su quello che stai facendo in quel momento. Ogni movimento deve essere quello giusto, altrimenti rimani incastrato e puoi risultare pericoloso per gli altri. È un esercizio di autocontrollo. Si formano gruppi di lavoro molto coesi. Quando sei lì viene spontaneo lavorare in maniera ordinata e organizzata. Anche dal punto di vista umano è un’esperienza molto gratificante”.
L’esperienza personale. Nel caso di Francesco Artibani, l’incontro con l’associazione ha avuto un origine legata alla sua professione. “Mi ha sempre affascinato l’aneddoto secondo il quale il grande cartoonist statunitense Carl Barks si documentasse sul National Geographic per le sue storie a fumetti. Anch’io l’ho sempre letto sia nella versione americana, sia in quella italiana. Nel 2004 trovo un numero con in copertina il titolo “Roma Sotterranea” e la foto di un tizio che scende lungo una fune all’interno della Domus Aurea di Nerone, illuminando con la torcia un meraviglioso affresco mai visto prima. Si era aperta una cavità a Colle Oppio, gli speleologi sono scesi giù e hanno scoperto un’ala sconosciuta della villa. Divoro l’articolo e scopro che il tipo appeso era un socio di un’associazione appena nata. Dico immediatamente a me stesso che, se a Roma c’è un’associazione simile, voglio farne parte. Per motivi personali ho rimandato a lungo, prima di iscrivermi nel 2018 come regalo per i miei cinquant’anni. Ormai sono volontario dell’associazione da sei anni: ho fatto tutto il mio percorso fino a diventare il responsabile di Aquinum. Ho letteralmente le chiavi della città, non trattandosi di un sito sempre aperto al pubblico”.
Per chi ha una passione in questo ambito l’esperienza con Roma Sotterranea può essere davvero preziosa in quanto si ha la possibilità di vedere cose che altrimenti non si potrebbero mai vedere di persona. Non ci sono giri turistici che consentono di apprezzare piccoli particolari come il sigillo del costruttore di un condotto di scarico del Circo di Massenzio che ne garantiva la funzionalità; o lastre di laterizio con l’impronta del piede di un bambino e la zampa di un cane, segno che, quando erano state lasciate ad asciugare duemila anni fa, un bambino e un cane ci sono passati sopra.
Piccoli dettagli che rendono la storia più vicina alla nostra sensibilità. Artibani ricorda di aver visto negli archivi dell’associazione un prezioso cammeo d’oro con un topazio, con incisa la dedica di un ragazzo a una ragazza, ritrovato nelle fognature delle Terme di Caracalla. “Questi elementi fanno scattare la fantasia dello sceneggiatore che è in me. Penso subito a una possibile storia: la ragazza ha perso il gioiello? Oppure i due hanno litigato e lei l’ha tirato dietro al ragazzo? Certo, non tutto quello che vedo lo trasformo in una storia, ma talvolta è avvenuto, come nel caso di Aquinum”.
Infatti, su Topolino 3491 del 19 ottobre 2022 è stata pubblicata la storia “Topolino e il tesoro del legionario” scritta da Francesco Artibani e disegnata da Giuseppe Zironi. “Il mio è un lavoro fatto di incontri. Un giorno il prof. Ceraudo, che fa parte della commissione Unesco (United nations educational, scientific and cultural organization, in italiano: Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) del ministero, mi ha proposto di raccontare a fumetti la storia della Via Appia e della sua candidatura a patrimonio dell’umanità”.
Da lì è nata una collaborazione tra l’editore Panini e l’Unesco per il racconto in cinque episodi “Topolino e la via della storia”, disegnata da Alessandro Perina e pubblicata sul settimanale tra l’aprile e l’agosto del 2023. “È importante riuscire a fare tesoro di queste esperienze: sono un arricchimento personale, ma anche una preziosa opportunità di condivisione della conoscenza con gli altri”.