di Marco Travaglini – 10 dicembre 2024

Il cervo non si tocca, parola del volontariato

 In Abruzzo l'abbattimento programmato e selettivo di circa 500 esemplari ha causato una vera e propria rivolta, non solo nel mondo ambientalista, ma anche in altri ambiti di volontariato. E la protesta, ben presto, da locale ha raggiunto la cronaca nazionale, prendendo i promotori di sopresa

Negli ultimi mesi in Abruzzo ha tenuto banco una vicenda che ha visto, tra i protagonisti, anche molte realtà di volontariato locale e non, e che ha assunto in diversi momenti una risonanza tale da raggiungere i media a diffusione nazionale.

In breve, nello scorso mese di agosto la giunta regionale abruzzese ha avviato un programma per il contenimento delle popolazioni di cervo deliberando un abbattimento selettivo per circa 500 esemplari. La scelta è stata motivata con la ragione di dover fronteggiare il sovrappopolamento della specie, che negli ultimi anni avrebbe causato ingenti danni alle colture, oltre a diversi incidenti stradali.

Oltre a una profonda indignazione che ha colpito l’intera popolazione di una delle regioni verdi d’Italia, sede di uno dei parchi nazionali più antichi del paese, la misura è stata fin da subito contestata da tantissime associazioni del territorio, che l’hanno ritenuta profondamente crudele e anacronistica, soprattutto perché rivolta a una specie che in passato era completamente scomparsa nelle vallate del Parco, poi reintrodotta con grandi sforzi a partire dagli anni settanta.

Ad attaccare fin da subito il piano di abbattimenti approvato dalla Regione Abruzzo è stato il Wwf, che in un comunicato ha scritto che si tratta di “una decisione che lascia davvero attoniti, sia sul piano delle logiche naturalistiche ed ecosistemiche sia su quello più emotivo”, evidenziando come in tal modo “si abbandona impunemente la visione di un Abruzzo capace di una convivenza con la fauna selvatica”. Il riferimento è anche ai fatti che negli anni scorsi hanno riguardato l’orso e il diverso approccio che ha da sempre caratterizzato la regione rispetto a quanto visto, ad esempio, in Trentino. Vdossier si era già occupato dell’argomento in occasione del centenario del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Il 15 settembre tante associazioni sono scese in piazza a L’Aquila per manifestare contro la misura. Lunga la lista delle organizzazioni promotrici: WWF, Altura, Animalisti Italiani, Appennino Ecosistema, CADAPA Sezione Abruzzo, CAI Abruzzo, Coordinamento Associazioni Volontari Abruzzesi Animali e Ambiente L’Aquila, Dalla Parte dell’Orso, ENPA, GADIT Guardie Ambientali d’Italia Teramo, Guardie Ambientali Italicum Roseto degli Abruzzi, Guide del Borsacchio, Italia Nostra Abruzzo, LAV, Lega Italiana dei Diritti dell’Animale sezione di Teramo, Lipu Abruzzo, Lndc Animal Protection, OIPA, Pro Natura L’Aquila, Rifiuti Zero Abruzzo, Salviamo l’Orso, Tutela Animali Invisibili, oltre a cooperative che operano nel settore delle aree protette e del turismo esperienziale e partiti politici.

È stata solo una delle prime azioni di mobilitazione che hanno visto il volontariato in prima linea. Dopo una campagna che ha coinvolto decine di migliaia di cittadini che hanno firmato la petizione online (134.000), cittadini che hanno scritto direttamente al presidente della Giunta regionale Marsilio (46.000), personalità del mondo della cultura e dello spettacolo che si sono unite all’appello per salvare i cervi, LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia hanno presentato una richiesta di sospensiva al Tar, che però lo scorso 9 ottobre ha respinto. Il successivo ricorso d’urgenza al Consiglio di Stato ha prima prodotto la sospensione della caccia ai cervi in Abruzzo (14 ottobre) e poi ribaltato l’ordinanza del Tar, che nel prossimo maggio sarà chiamato nuovamente a pronunciarsi nel merito.

“Il fatto che il Consiglio di Stato abbia ritenuto valide le nostre ragioni”, hanno commentato le associazioni ricorrenti, “ci riempie di soddisfazione perché è la dimostrazione che eravamo e siamo nel giusto. Il Consiglio di Stato rimane un baluardo di legalità e di rispetto delle norme, sempre prezioso quando si tratta di arginare politiche che vanno contro gli animali e l’ambiente”.

Ora le associazioni si preparano per il prossimo step di maggio 2025: “All’esito dell’udienza, se non verrà dichiarata cessata la materia del contendere, ci potrà essere una pronuncia che avrà valore per il futuro. Noi saremo presenti all’udienza con i nostri avvocati e faremo tutto il possibile per scongiurare una nuova delibera ammazza-cervi. Fin da ora chiediamo alla Giunta regionale abruzzese di trovare soluzioni non cruente che favoriscano la convivenza pacifica con i cervi”.

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